Home Alunni Gruppo di genitori prende a schiaffi un docente a scuola per “comportamenti...

Gruppo di genitori prende a schiaffi un docente a scuola per “comportamenti inappropriati”: ma era la persona sbagliata

CONDIVIDI

Una storia che ha dell’incredibile. Un docente è stato preso a schiaffi da alcuni genitori per “comportamenti inappropriati” nei confronti di alcune studentesse (come se ci fosse un motivo per aggredire). La cosa assurda è che c’è stato uno scambio di persona: gli aggressori hanno sbagliato e hanno schiaffeggiato un altro insegnante, che non era il loro bersaglio. Lo riporta Fanpage.it.

I comportamenti inappropriati erano solo delle voci?

Tutto sarebbe avvenuto il 19 dicembre, intorno alle 13, in una scuola media del casertano. Qui alcuni genitori, un gruppetto, si sono presentati a scuola cercando un docente. Le mamme e i papà si sono scagliati contro un docente che si sarebbe comportato in modo ritenuto inappropriato, con eccessiva confidenza nei confronti di alcune ragazzine che frequentano la scuola. Al momento non si sa se si tratti di qualcosa di fondato o meno.

Fatto sta che i genitori hanno preso di mira un altro docente, con il quale hanno iniziato a discutere animatamente fino alla violenza fisica: l’insegnante è stato presto raggiunto da un ceffone. Successivamente i toni si sono calmati e lo scambio di persona è stato chiarito; sul posto è intervenuta una pattuglia della Polizia di Stato per ricostruire l’accaduto.

Cosa rischia il genitore violento

In base a quanto approvato con il cosiddetto Decreto Caivano approvato ad inizio settembre dal Consiglio dei Ministri, in linea teorica il genitore potrebbe davvero rischiare l’arresto immediato, poiché tale reato – violenze, minacce, resistenza a pubblico ufficiale – è stato inserito dal Dl nella lista di quelli per cui è possibile l’arresto facoltativo in flagranza.

Inoltre, il ministero dell’Istruzione e del Merito dovrebbe costituirsi parte civile per difendere in tribunale il docente colpito con violenza dal genitore.

A questo proposito, va ricordato che quanto approvato a pagina 186 della Gazzetta Ufficiale, serie Generale del 9 agosto, nel 2019: “Art. 341 -bis (Oltraggio a pubblico ufficiale) . – Chiunque, in luogo pubblico o aperto al pubblico e in presenza di più persone, offende l’onore ed il prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio ed a causa o nell’esercizio delle sue funzioni è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. La pena è aumentata se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato”.

Casi in aumento

La norma in vigore è stata approvata con il decreto sicurezza bis, che ha introdotto una “stretta” sui reati commessi verso i pubblici ufficiali, quindi anche verso gli insegnanti e tutto il personale in servizio nella scuola, come una risposta all’escalation di casi di violenza verso gli insegnanti.

Di recente, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha fatto sapere che i casi di violenza verso gli insegnanti in servizio si sono attestati ormai su una media di cinque al mese.

Cosa deve fare il docente colpito?

Quando subisce un’aggressione verbale o fisica, il docente deve sempre informare, con una lettera scritta, il proprio dirigente scolastico, il quale, come prevede l’articolo 2087 del Codice civile, è obbligato ad adottare le necessarie misure atte a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei dipendenti.

L’insegnante aggredito dovrebbe anche chiedere allo stesso preside di prendere provvedimenti per garantire le condizioni di sicurezza in ambito lavorativo previste dalla legge e scongiurare il ripetersi di ulteriori aggressioni in grado di provocare danni morali, fisici e/o biologici nei propri confronti.

Se sono stati riportati traumi o ferite, il lavoratore deve recarsi subito in pronto soccorso per le cure del caso e chiedere il rilascio del certificato medico attestante la diagnosi e le circostanze che hanno causato la richiesta di cure mediche presso la struttura ospedaliera: è bene ricordare anche la certificazione medica dovrà essere anche allegata alla successiva denuncia da presentare alla polizia giudiziaria o ai carabinieri.