La sostituzione della parola “Gesù” con la parola “cucù” nelle recite natalizie a scuola (ammesso che non sia fake news) è la dimostrazione del livello di buffoneria raggiunto dall’istituzione scolastica italiana.
A questo punto perché non sostituire “Gesù” con “Viggiù” (il paese dei famosi pompieri) o con “Mariù” (parlami d’amore…) o con tutù (in omaggio alle ballerine).
Ma ci rendiamo conto di quanto tutto questo sia ridicolo? La scuola ha tanti problemi veri cui non si vuole metter mano, però il tempo e le energie per trovare la rime in “-ù”, ah, quello si trova!
La parola Gesù potrebbe offendere (è ancora da vedere) i non credenti o i credenti di altre religioni? Benissimo: costoro si esimano dal prestar la propria voce a questa parola della recita!
Per fortuna siamo lontani dai tempi delle mie elementari (anni ’65 – ’70), quando era quasi obbligatorio essere cattolici credenti, e chi osasse manifestare segni di indifferenza o fastidio o non si mostrasse sufficientemente coinvolto negli aspetti religiosi dell’istruzione veniva mal sopportato se non addirittura visto con sospetto: ateo, eretico, comunista!
Ma volete vedere che i primi cui “Gesù” non dà nessun fastidio sono proprio i diretti interessati, i bambini, che magari non capiscono tutto questo clamore?
Magari sono proprio alcuni adulti che strumentalizzano le recite natalizie e i bambini stessi per un qualche preciso scopo, forse politico.
Se qualche bambino pensasse che chi solleva questo polverone è un povero cretino, avrebbe tutta la mia approvazione.
Daniele Orla