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Docente posta foto del tema di un alunno e lo critica, il dibattito: “Viola la privacy, va sospeso. Altro che cyberbullismo”

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Si parla spesso di violazione della privacy degli insegnanti, di video postati dagli studenti sui social che li vedono protagonisti, il più delle volte senza permesso. In queste ore si è accesa una discussione sul tema su X, anche se a parti rovesciate.

Tutto è nato dalla foto, postata da un docente, del foglio di un compito in classe di un suo studente del quarto anno della scuola superiore piegato e “impaginato” in modo sbagliato. La descrizione dell’immagine è molto eloquente: “Neppure piegare un foglio protocollo”. Molti i commenti, che si sono soffermati su vari errori commessi dallo studente.

Al di là della effettiva veridicità del fatto, come al solito si sono formate due fazioni: c’è chi crede che non si tratti di sciocchezze, che anche in un mondo in cui impera la scrittura digitale si tratta di competenze da acquisire e che il docente fa bene a lamentarsi di queste mancanze. Allo stesso tempo c’è chi ha attaccato l’insegnante per aver sbeffeggiato sui social questo errore; c’è chi ha addirittura gridato al cyberbullismo.

Cyberbullismo o esasperazione?

“Stiamo messi male”, “bocciate”, “più che umiliazione dello studente, io qui ci vedo tanta esasperazione dell’insegnante”, questi alcuni dei commenti a favore del docente.

Quelli che invece lo hanno attaccato per vari aspetti sono più numerosi; eccone alcuni: “Per me un prof che pubblica il tema sul web di un alunno andrebbe momentaneamente sospeso. Violazione della privacy per un tweet umiliante, poi mi raccomando parliamo di come il cyberbullismo sia pericoloso”, “fai il tuo mestiere anziché lamentarti sui social. Non c’è niente di peggio della nuova generazione di insegnanti che denuncia su Twitter ciò che accade sul lavoro”, “ci sono colleghi che non hanno la minima idea di cosa sia la deontologia professionale, per cui pubblicano sui social foto con gli alunni, tutti minorenni, le correzioni delle verifiche scritte, i voti sul registro elettronico. La scuola ormai è alla mercé di chiunque”, “n bravo professore avrebbe preso in disparte il suo alunno e gli avrebbe spiegato come piegare il foglio a protocollo, lui evidentemente preferisce fare i like su Twitter”, “ma i professori che fanno queste cose, si rendono conto che loro sono parte del problema? E che evidentemente neanche loro sono riusciti ad insegnare queste cose?”, “come quando leggevano in classe i temi/compiti fatti male da prendere come cattivo esempio, dicendo ovviamente chi li avesse fatti. Ai tempi (medie) mi faceva ridere, ma ripensandoci ora era una cosa stra umiliante”, “magari è un dsa? Magari per fare quelle due paginette ha fatto una fatica immane? La rovina della scuola italiana sono i docenti per la maggior parte presuntuosi e parecchi pure bulletti e bullette soprattutto le donne”.

Violazione privacy docenti, quando avviene?

In quali casi si verifica una violazione della privacy dell’insegnante o di un membro del personale scolastico? Si tratta di eventualità non così rare: per questo è bene sapere cosa fare se si è vittima di un errato trattamento di dati personali sensibili

La scuola, in qualità di pubblica amministrazione, è tenuta a rispettare due interessi primari, entrambi meritevoli di tutela da parte dell’ordinamento giuridico, che possono entrare in conflitto tra di loro: il diritto alla riservatezza e il principio di trasparenza amministrativa.

Si partirà dai principi fondamentali e dai principali riferimenti normativi che hanno ispirato le legislazioni nazionali in materia di tutela della riservatezza, con riferimento al “Codice della privacy“, e di obbligo alla trasparenza degli atti, cui ogni scuola, come ogni ente pubblico, deve porre massima attenzione.

Si tratta di un tema molto complesso con cui i dirigenti scolastici e gli aspiranti tali sono destinati a confrontarsi. La scuola, infatti, in qualità di pubblica amministrazione, deve rispettare due interessi primari, entrambi meritevoli di tutela da parte dell’ordinamento giuridico, che possono entrare in conflitto tra di loro: il diritto alla riservatezza e il principio di trasparenza amministrativa. 

Le scuole, come tutti gli enti pubblici, devono quindi porre la massima attenzione nella scelta dei dati personali da utilizzare, nella redazione di atti e documenti soggetti a pubblicazione, ma nello stesso tempo consentire il rispetto della trasparenza, come peraltro contemplato nei Piani triennali per la prevenzione della corruzione e la trasparenza.

Le norme giuridiche di riferimento sono tante, dalla L. 241/1990 alle continue e aggiornate indicazioni del Garante della privacy. 

Oltre a conoscere i principi fondamentali che hanno ispirato le legislazioni nazionali in materia di tutela della riservatezza sui quali basare le attività e il trattamento dei dati a scuola è utile riflettere sulle tematiche connesse ad essi e, soprattutto, i rischi.

I dirigenti sono così chiamati a gestire il bilanciamento tra diritto alla trasparenza ed il diritto alla protezione dei dati personali. Tra i benefici della conoscenza approfondita di questi temi c’è senza dubbio il miglioramento dei processi organizzativi e dei servizi erogati, il consolidamento della consapevolezza del proprio ruolo per il personale con incarichi di responsabilità e l’introiezione di valori etici, che si traducono in comportamenti eticamente e giuridicamente adeguati.