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Occupazioni scuola, una scusa per non studiare e un favore alle scuole private

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L’articolo “Ultima Generazione: per gli attivisti nessuno sconto, le occupazioni scolastiche sono invece tollerate come da tradizione” mi induce ad alcune considerazioni, consapevole che non sono l’unico a pensarla come sto per illustrare.
Sono sempre stato convinto che scioperi ed occupazioni a scuola siano una scusa bell’e buona per non studiare: sì, perché i partecipanti a queste azioni fanno tutt’altro che studiare.

Sulle reazioni, a volte ambigue, dello Stato nei confronti di tali scioperanti ed occupanti non mi pronuncio, perché non ne conosco le motivazioni più recondite. Una cosa invece la dico chiara e tonda: tutto questo non fa che aumentare la simpatia per le scuole private (soprattutto, anche se non solo, quelle cattoliche). Famiglie magari atee fanno sacrifici anche notevoli per mandare i loro figli a scuola dai preti o dalle suore, perché lì non si sciopera, non si occupa, si studia seriamente.

Chi occupa e sciopera contro la (crescente?) privatizzazione dell’istruzione forse non capisce – forse – che fa solo il gioco del privato. In quello che è tutto un altro mondo scolastico – Giappone, Cina, Singapore – pur esistendo l’istruzione privata, i genitori non sono obbligati a sceglierla per garantire ai propri figli una scuola seria, perché lo Stato garantisce serietà e rigore dell’istruzione pubblica.

Ed è da quelle scuole – rigorosamente statali – che escono fior di diplomati e laureati che poi vanno a fare i master negli Stati Uniti ed in seguito eccellono nella vita e nel lavoro.
E noi occidentali?

Daniele Orla