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Rientro a scuola in preda all’ansia, uno studente: “Dovremmo essere vogliosi di tornare, colpa del sistema scolastico”

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Domani, 8 gennaio, per la stragrande maggioranza degli studenti italiani è il primo giorno di scuola del 2024, il rientro dalle vacanze natalizie. Si tratta di un momento che, a guardare i social, luogo dove i ragazzi si sfogano, è davvero molto temuto.

Niente di nuovo sotto il sole, ovviamente. Fanno comunque riflettere moltissimi commenti dei giovanissimi alunni in preda a vera e propria ansia da prestazione in vista delle prime interrogazioni e verifiche dell’anno. Basta fare un giro su X; ecco alcuni post:

“L’ansia per il rientro a scuola mi sta divorando viva 2 GIORNI”

“Mi sta salendo l’ansia per il rientro a scuola”

“Che bello non dover pensare al fatto che domani sarei dovuta tornare a scuola fino a qualche anno fa avevo davvero l’ansia in questi giorni per il rientro per fortuna è finito tutto”

Il celebre portale portavoce della Generazione Z, Webboh, su Instagram ha spiegato un trend nato su TikTok che ironizza proprio sul fatto che molti vorrebbero scappare piuttosto che andare a scuola. Sotto al post moltissimi i commenti:

“Ciò fa pensare molto dato che dovremmo essere vogliosi di andare a scuola e invece non vediamo l’ora anche di un singolo giorno di vacanza. Non siamo noi che non abbiamo voglia di studiare ma è il sistema scolastico che ci porta all’esaurimento e alla stanchezza che di conseguenza ci fanno rendere poco e passare la voglia. Prima che qualcuno in alto lo capirà ne passerà di tempo”.

“Dai raga teniamo dura altri 5 mesi”

“Non ho fatto niente da quando sono iniziate le vacanze”.

“Mi sono scordato dei 14 libri da leggere, 140 esercizi di matematica, 46 temi, riscrivere la divina commedia in 46 lingue diverse”.

Compiti per le vacanze, l’annoso dibattito

Ovviamente tutto ciò si lega al dibattito sui compiti assegnati per le vacanze, natalizie o estive. Da una parte ci sono i docenti pro e dall’altra i contro, tema che divide anche l’opinione pubblica. E così, una dirigente scolastica di Torino attraverso una circolare ha invitato i docenti a non assegnare nessun compito durante i giorni di riposo: “Gli studenti hanno bisogno del tempo del riposo per affrontare il nuovo anno con maggiore carica ed energia. A Natale, quindi, niente compiti”. E continua: “Le vacanze di Natale non devono rendere prigionieri gli studenti, ma devono essere occasione di esplorare il mondo. È necessario cercare di stimolarli alla scoperte di luoghi, tradizioni, storie di parenti che vedono di rado. Sappiamo bene, quanto gli alunni più bravi non ne abbiano bisogno e come i più deboli, eviteranno di svolgerli o si faranno aiutare da genitori o amici, in calcio d’angolo, il giorno prima del rientro a scuola”.

Come riporta La Stampa, anche altri dirigenti scolastici del Piemonte sono concordi. Come conferma una ds: “Sono pienamente d’accordo con la posizione della dirigente. Ed è un atteggiamento che assumo da diversi anni. La pausa invernale deve essere dedicata allo svago, gli alunni e gli studenti devono poter staccare la spina e godersi momenti gradevoli con la famiglia”.

“I bambini fin da piccoli hanno molti impegni e obblighi sia scolastici che extra – aggiunge. E per garantire un buon equilibrio psicofisico è doveroso non caricarli in occasione delle feste. Che devono diventare, invece, un’occasione per ricaricarsi, senza il pensiero e l’ansia dei compiti, soprattutto durante le vacanze invernali quando bisogna recuperare per affrontare il nuovo anno scolastico. Discorso diverso per le vacanze estive dove è necessario continuare a studiare e allenarsi per non dimenticare quanto fatto”.

Rientro a scuola e ansia

A fine dello scorso agosto abbiamo raccolto il parere di un’esperta in merito al ritorno a scuola dopo le vacanze: “Quest’anno sarà un anno più duro del solito”, a partire “dagli adolescenti”, ha detto con sicurezza la psicoanalista Adelia Lucattini, componente della Società Psicoanalitica Italiana, perché rimangono vivi “il disagio emotivi e i disturbi psicologici” dell’esperienza del Covid “come depressione e difficoltà di socializzazione. Infatti, a causa del lockdown, della DAD, dell’isolamento sociale e dello svantaggio negli apprendimenti causati da tre anni di pandemia, la scuola non è più così attrattiva e allettante, poiché spaventa”.

Tutti concentrati su verifiche e burocrazia

Secondo la psicoanalista “le scuole hanno ripreso con ritmi e richieste prepandemici: parliamo di una scuola fortemente burocratizzata, spesso schiava del registro elettronico e delle questioni amministrative. Cosicché le materie scolastiche diventano più una questione di ragioneria, che di contenuti. La fanno ormai da padrone, la contabilità delle verifiche, con numeri, percentuali e decimali anche nelle valutazioni. Basti pensare al ritorno dei test Invalsi”.

La dottoressa Lucattini ha affermato che si tornerà in “una scuola che sembra “arretrata”, un po’ per ragioni intrinseche e un po’ a causa degli sconvolgimenti comportati dal Covid-19. Non si può ignorare un evento epocale, come la pandemia con tutto quello che ha comportato e ricominciare come se non ci fosse mai stato, come se nulla fosse accaduto”.