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Francia, la nuova ministra dell’Istruzione: “Figli al privato, frustrazione nella scuola pubblica”. Pioggia di polemiche

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La scorsa settimana è stata importantissima, a livello di politica interna, per la Francia: è stato designato come nuovo primo ministro Gabriel Attal, ex ministro dell’Istruzione, che ha nominato, al suo posto, Amélie Oudéa-Castera. Quest’ultima, nella sua prima uscita pubblica nel suo nuovo ruolo, ha pronunciato alcune parole che sono state aspramente criticate da cittadini e soprattutto sindacati.

Attal primo ministro, prime polemiche

Come riporta Le Monde, Amélie Oudéa-Castera avrebbe spiegato come mai ha mandato i suoi tre figli a studiare in una scuola privata, cattolica ed elitaria e non in una pubblica: la donna ha parlato di “frustrazione” di fronte alle ore di attività didattica non “recuperate” dopo eventuali assenze dei docenti. “Ci siamo stufati”, avrebbe detto, “come centinaia di migliaia di famiglie che, ad un certo punto, hanno fatto la scelta di cercare una soluzione diversa”, si è difesa, precisando che si trattava di una “scelta di prossimità”.

Attal e le riforme della scuola francese

Abbiamo approfondito qualche settimana fa quanto voluto da Attal per rivoluzionare la scuola francese. Quest’ultimo aveva annunciato che l’esame di terza media dovrebbe tornare a essere serio e indispensabile per accedere al liceo (oggi il 10% degli allievi non lo supera ma può iscriversi comunque) e che in tutte le classi i professori dovrebbero avere la raccomandazione di bocciare gli allievi troppo indietro.

Inoltre, Attal ha previsto che al collège (più o meno equivalente alla scuola media italiana), all’interno di ogni classe i ragazzi venissero divisi in tre gruppi a seconda del loro livello e che ci fossero “circa quindici alunni” nel gruppo più debole, il che dovrebbe portare all’assunzione di nuovi insegnanti. L’obiettivo è quello di avere “gruppi che si adattino al livello di ciascun alunno”, ha detto Attal, che ha rivendicato l’ambizione di rendere il sistema educativo francese “più esigente”. “Lasciare alunni di livello diverso nella stessa classe condanna alcuni alla stagnazione e impedisce ad altri di prendere il volo”, ha detto. Resta da vedere se il suo successore continuerà su questa linea o meno.