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Cattedra inclusiva: nella scuola secondaria non è facile ma si può fare. Ne parliamo con Paolo Fasce [INTERVISTA]

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Il dibattito sulla cattedra inclusiva sta entrando nel vivo. Si incomincia a discutere nel merito. Ne parliamo con Paolo Fasce, uno degli esperti del gruppo di lavoro che ha messo a punto la proposta di disegno di legge, dirigente scolastico dell’Istituto Nautico di Genova e Camogli.

La domanda più ricorrente è: alla scuola dell’infanzia e alla primaria è abbastanza semplice, ma come si può nella scuola secondaria?

La procedura potrebbe essere questa: attualmente i dirigenti scolastici richiedono l’organico attraverso un applicativo, SIDI, che lo calcola secondo, sostanzialmente, tre voci: posti cattedra, posti di potenziamento e posti di sostegno. Cosa cambia con la cattedra inclusiva? Niente, solo che i posti di sostegno e di potenziamento vacanti e disponibili vengono distribuiti sui posti cattedra, in eccesso rispetto a quelli relativi alle strette necessità di coprire le ore in classe.

Lei sembra farla facile ma c’è chi dice che non è proprio così

Gli addendi erano tre, restano tre addendi. Nel tempo, i posti di sostegno saranno assorbiti dai posti cattedra, sempre in eccesso. Se una persona non può insegnare sulla propria classe di concorso, non lo farà oppure lo farà entro progetti (per esempio al nautico abbiamo un biennio musicale, ad esempio).

Quindi ci potrebbero essere persino dei vantaggi

Per ogni classe di concorso si avrebbero ore aggiuntive di sostegno da distribuire tra i curricolari. Non ci sarebbero più spezzoni e completamenti.

Molti però obiettano che alla fin fine si tratta di una operazione fatta per risparmiare organico

Non mi pare proprio. Oggi abbiamo su sostegno insegnanti specializzati (una minoranza) e persone non specializzate, in genere precari giovani, anche alla prima esperienza, magari diplomati (succede negli istituti tecnici e professionali) con scarsissime capacità. Affidiamo loro l’utenza più fragile. Vogliamo continuare ad assegnare loro l’utenza più fragile? E’ una scelta possibile, ma che personalmente trovo abominevole e civilmente mi ribello.
Quanto al timore che possano essere “tagliati” dei posti invito gli scettici a leggere il testo del disegno di legge: si parla esplicitamente di invarianza di organico.

Voi dite anche che con la cattedra inclusiva i casi delicati verrebbero assegnati a docenti esperti che ci sono già a scuola. Cosa intendete dire?

Parliamo di docenti esperti perché aventi titolo (ci sono decine di migliaia di docenti specializzati passati alla materia!) o perché saranno formati nei prossimi sei anni (e con l’esperienza maturata, non ci vorrà molto a formarli). I giovani invece entreranno su cattedra perché è la cosa più facile da fare.

Mi sembra che si rischi l’impopolarità

Lo so, detta così, dentro la scuola potrebbe rivelarsi tale. Ma fuori dalla scuola no. Faccio sempre un esempio piuttosto drastico: affidereste un trapianto di fegato ad uno che ha appena imparato a fare un’operazione di appendicite?
E’ quello che succede coi nostri figli a scuola, per motivi spesso dettati dalla vera ipocrisia dell’inclusione che non è quella denunciata da Galli della Loggia, ma quella che fintamente si finge di implementare, ma che nei fatti non c’è.