Secondo quanto ci segnalano alcuni docenti, il disservizio relativo alla carta del docente sembra risolto. Oggi 8 febbraio, risulterebbe possibile accedere alla piattaforma con lo Spid e non comparirebbe più il messaggio di errore di cui avevamo parlato qualche giorno fa.
Come abbiamo scritto, molti insegnanti non riuscivano ad accedere alla piattaforma dopo aver inserito il proprio Spid. Il messaggio che avvisava gli utenti del problema parlava di un “errore nel colloquio con il servizio web del Miur”.
Il messaggio di avviso invitava gli utenti a riprovare ad accedere. Al momento non si hanno notizie ufficiali in merito alla riapertura del servizio o alle sue cause. C’è anche chi lamenta l’assenza dell’help desk.
Una lettrice ci segnala inoltre che il problema, almeno nel suo caso, è durato una settimana. La lettrice ha notato che a non funzionare era l’accesso allo Spid con Poste Italiane; quello tramite Carta d’Identità Elettronica invece non presentava anomalie.
Carta del docente depotenziata?
Più di qualcuno teme che il recente depotenziamento della Carta Cultura possa essere considerato un anticipo di quello della Carta del Docente, anche perché entrambe sono state introdotte dal Governo Pd con Matteo Renzi premier.
A ben vedere, però, non è da associare al Governo Meloni la riduzione della portata annuale dell’aggiornamento professionale degli insegnanti (pari ad oltre 360 milioni annui), avviato nel 2016 con l’articolo 1, comma 123, della legge 107, con 500 euro l’anno assegnabili ai circa 650 mila insegnanti di ruolo (solo per l’a.s. 2023/24 anche per i supplenti annuali con contratto in scadenza 31 agosto 2024): la misura, progressiva, è contenuta nel decreto legge 36 del 2022, poi diventato Legge 79/22, che tratta il nuovo reclutamento e formazione approvato dal Governo Draghi. In base a tale norma, una parte crescente dei soldi dell’aggiornamento dei docenti negli anni va a confluire su un altro capitolo di spesa: l’attività di preparazione e tutoraggio per la formazione iniziale degli insegnanti.
Solo che ad introdurre il provvedimento, lo scorso anno, è stato un Governo che aveva un ministro dell’Istruzione non certo di centro-destra, considerando che il professore Patrizio Bianchi risulta da sempre assai vicino al Partito democratico.