«I nostri figli non sono badanti o medici. I nostri figli sono troppo piccoli, non possono stare vicini a lui…».
Matteo allora è stato isolato, coi suoi genitori, e così è stato costretto a cambiare scuola. «Non potevo permettere altre umiliazioni a mio figlio e nemmeno noi le meritiamo – dice adesso il papà di Matteo, che fa l’operaio – Abbiamo deciso di cambiare scuola tra enormi difficoltà. Questa storia, però, va chiarita. Per mio figlio, per noi e per chi si trova nelle nostre stesse condizioni».
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Tuttavia, scrive Il Secolo XIX, a creare il vuoto attorno a Matteo sono i genitori dei suoi amichetti. Quando a casa il racconto di un bambino per un abbraccio troppo energico si trasforma in maltrattamento. Una parolaccia in una catastrofe senza rimedio. E proprio quei genitori scrivono alla scuola, all’insaputa di papà e mamma di Matteo.