La regista e attrice Paola Cortellesi, che ha sbancato al botteghino con il film “C’è Ancora Domani“, incentrato sul tema della violenza di genere, ha parlato oggi, 4 marzo, alla Camera dei Deputati, in occasione della proiezione della pellicola.
Il film è stato proiettato oggi presso l’Aula dei Gruppi parlamentari della Camera davanti agli studenti di alcune scuole di Roma in occasione dell’avvicinarsi della Giornata internazionale della donna, il prossimo 8 marzo. Ad introdurlo con un breve discorso, che ha toccato anche la scuola, è stata la stessa Cortellesi.
Ecco le sue parole: “Ho voluto raccontare nel film i diritti negati e conquistati. Ad animarci è stata la volontà di affrontare un tema, quello della violenza contro le donne. Auspico che al di là degli schieramenti politici saprete procedere uniti per far sì che le nuove generazioni ricevano, durante tutto il percorso scolastico, un’adeguata formazione all’affettività e al rispetto, affinché imparino fin da piccoli che amare non significa possedere o subire e che la violenza contro le donne cessi di essere l’indegno fenomeno sociale che ogni giorno affligge il nostro Paese”.
Ascani: urgenza di mostrare il film agli studenti
Ecco invece cosa ha detto la vicepresidente della Camera Anna Ascani: “Ci apprestiamo a celebrare la festa della Donna. Credo che questo film funzioni come uno specchio, che dice ‘potresti essere tu’. Ho insistito per avere qui Paola Cortellesi. Le donne di questo film sono le nostre nonne, che si sono scoperte protagoniste e non comparse. Questo film fa riflettere e anche sognare, attraverso la lente della leggerezza, che non è superficialità, come diceva Calvino. Ho avuto l’urgenza di mostrare questo film alle scuole. Le conquiste che abbiamo sono il frutto della lotta di uomini e donne. Il problema dell’altro è uguale al mio, e sortire insieme è la politica”.
Come dare spazio a questa nuova eventuale materia?
Come riportano Radio Capital e RaiNews a novembre l’attrice ha dialogato con il pubblico in sala a Cagliari ribadendo il suo pensiero: abbiamo necessariamente bisogno dell’educazione sentimentale a scuola. “Alla base ci dovrebbe essere il rispetto di se stessi e degli altri. Non abbiamo garanzie che tutte le famiglie riescano a farlo, c’è la scuola. L’istruzione dovrebbe garantire questo, come materia curricolare, che fa media”.
Sono molti i commenti a queste affermazioni. Dalla pagina Instagram di Radio Capital in molti hanno invocato l’abolizione di altre materie per dar spazio all’educazione sentimentale come il latino e la religione. “Fondamentale. Al posto dell’ora di religione”, “Sinceramente penso che abbia ragione! Meno ore di latino, una lingua morta, e più ore di educazione sentimentale di cui abbiamo tutti bisogno”, “A giudicare dall’immaturità emotiva diffusa, penso che dovrebbe essere obbligatoria”, “Basterebbe fare filosofia in tutte le scuole di ordine e grado per almeno 4 ore a settimana”.
C’è anche chi invece crede che la scuola possa fare poco e che non sia questo il suo compito: “I sentimenti non si insegnano”, “Quel tipo di educazione va insegnata a casa”, “La famiglia prima di tutto”, “Prima di tutto l’educazione si insegna e si impara nelle famiglie, poi a scuola l’unica educazione che devono fare studiare è quella civica”.