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Filippo Caccamo: se non si fanno richiami per evitare rogne si mette a rischio la vita dei docenti. Abolire i voti? Aberrante

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Filippo Caccamo è un docente e content creator noto al vastissimo pubblico dei docenti per i suoi video divertenti in cui ironizza su docenti e personale della scuola. Intervistato ai microfoni di Fanpage.it Caccamo ha parlato in modo semi-serio del mondo dell’istruzione.

“Il politicamente corretto è il male della comunicazione e della comicità, si può e si deve scherzare su qualsiasi cosa. Forse l’unica cosa di cui tener conto è il tempo. Prima di fare ridere su qualcosa di estremamente tragico c’è bisogno che venga metabolizzata”, ha esordito.

Caccamo: favorevole a educazione sessuale e psicologo a scuola

Ed ecco la sua opinione sull’introduzione dello psicologo a scuola: “Io sono un grande ‘fan’ degli psicologi. Vado in terapia da tanto tempo, provando un enorme piacere nell’esternare a uno specialista la mia vita e i miei pensieri. Se c’è una cosa che andrebbe inserita nella scuola è il tempo da dedicare al supporto psicologico. I ragazzi devono avere la possibilità di confrontarsi con figure specializzate e non solo una volta ogni due settimane. Il tema psicologico è in continua evoluzione, i problemi che i giovani avevano nel 2019 sono diversi da quelli che hanno avuto durante la pandemia e che hanno ora. Probabilmente è un’utopia, ma sarebbe bello dedicare pomeriggi a questo genere di iniziative”.

E, sull’educazione sessuale: “Penso che educare alla sessualità e all’affettività sia fondamentale nella scuola, spesso ne ho parlato anche nei miei video. Questo argomento, trattato nel modo giusto, fa capire subito la differenza tra fare l’amore con una ragazza e stuprarla, tra insultare un docente o picchiarlo, tra litigare con una persona e pugnalarla”.

Caccamo ha parlato anche dell’annoso problema dei docenti aggrediti: “Io parlerei piuttosto di aggressioni da parte di persone contro persone. Io ritengo che la principale causa è che non ci sia una punizione congrua per quello che viene fatto, punizione sembra sempre ‘la frusta’ ecc… Non è quello. Se manca la punizione manca la consapevolezza. Se mancano insufficienze, richiami, sospensioni in nome del ‘viviamo tranquilli’ o dell”evitiamo i ricorsi’ si mette a repentaglio la vita degli insegnanti. In questo modo si perde il concetto di scuola come luogo sicuro”.

“Ero un professore cattivissimo”

Ed ecco la sua opinione sulla possibile abolizione dei voti a scuola: “Io ero un professore cattivissimo e l’idea di abolire i voti la trovo aberrante. Sono fondamentali, eliminarli è un grande errore. Ricordiamoci che la scuola deve preparare i ragazzi al mondo che verrà e il mondo è fatto fatto di tanti schemi valutativi, se noi glieli togliamo quando hanno l’opportunità di capirne il valore non stiamo aiutando i ragazzi. Io stesso una volta ho avuto 1 in un compito di latino sui paradigmi. È stato un bel pomeriggio, sono tornato a casa con la soddisfazione di dire: ‘Ho preso 1′”.

Il content creator ha anche parlato della sua generazione, sempre in preda all’ansia: “Prima dell’università non ho mai sofferto di ansia e anzi pensavo che i miei compagni la usassero come ‘paracadute’, del tipo: ‘Ah, ho l’ansia quindi sono giustificato’. Poi, più avanti nella vita, arriva il peso delle responsabilità e delle aspettative. Apri Instagram e sono tutti laureati, tutti felici ecc… L’ansia, però, è un nemico che esiste solo dentro di te. Io l’ho affrontata ‘facendo’. Non sai se dare quell’esame? Provalo. Non sai se mollare il posto fisso? Fallo. A un certo punto la vita ti si scomporrà davanti in pezzi facili da gestire”.

Caccamo ha concluso con un aneddoto divertente: “Una volta stavo facendo un colloquio in videochiamata con la madre di un mio alunno. Ero stato molto duro e la mamma ne era uscita ‘devastata’. Quando ho chiuso la call mi sono reso conto che le ho parlato per un quarto d’ora di un altro alunno e non di suo figlio. A teatro, invece, chiesi di accendere le luci alla fine dello spettacolo. Tra il pubblico c’era un dirigente scolastico vestito da Papa… il motivo? Io chiamo i presidi ‘sua santità'”.

La classe sperimentale senza voti a Firenze

Di recente abbiamo trattato il caso di una sezione prima di un liceo linguistico di Firenze che, così come altre realtà in Italia, sta sperimentando, dall’inizio dell’anno scolastico, una didattica senza votiIl Corriere della Sera ha intervistato alcuni alunni protagonisti della sperimentazione, tra entusiasti e detrattori.

“I miei amici mi prendono in giro, dicono che frequento la scuola dello scherzo, ma io mi sento fortunato perché nella mia classe si è instaurato un clima di collaborazione e studio meglio”, ha detto un alunno. “Io preferisco i voti, mi fanno capire subito come sono andato a un’interrogazione, sono sintetici e più chiari”, ha fatto eco un altro.

“Io invece studio meglio – afferma una studentessa – è più divertente, con i compagni c’è uno scambio continuo e quando non so una cosa imparo anche da loro”. “I miei amici delle altre scuole – ha fatto notare un compagno – mi dicono: che ti prepari a fare? Tanto i professori non ti mettono il voto. Io però studio lo stesso e mi sento più rilassato, più tranquillo quando vengo a scuola”.

“Stiamo facendo fatica – ha spiegato un docente – a scalfire l’idea, il voto è rassicurante pure per i ragazzi, in genere per quelli che ottengono voti buoni. Ma quello che mi ha spinto ad aderire a questo progetto, oltre alla voglia di cambiare e rinnovare qualcosa nel mio modo di lavorare è questo continuo: allora il voto? Allora la media? Non ne potevo più. È rassicurante e anche più facile, metti il voto, scrivi velocemente il commentino e si fa molto prima. Era diventato l’unico obiettivo per i ragazzi, allora ho detto: proviamo a spostare l’attenzione da quel voto a un percorso: alle cose che so, che non so, cosa devo recuperare, cosa devo migliorare, cosa ho già consolidato. E questo non è sempre numericamente esprimibile”:

“Il voto – ha aggiunto una docente – non deve riprodurre deve trasformare, non deve asservire deve liberare, però la scuola italiana è radicata su antiche strutture che rassicurano. Non c’è nessun obbligo per i docenti di utilizzare i voti, ma oramai è una prassi consolidata”.