Cresce la curiosità sui contenuti della riforma della scuola. Al momento, però, di certo ci sono solo i tempi di presentazione: “Affronteremo il tema nell’ultimo Cdm di febbraio” ha annunciato il premier Matteo Renzi alla direzione Pd, confermando anche che si festeggerà il primo anno di governo il 22 febbraio proprio con un’iniziativa di partito sulla scuola. Sui contenuti, alcuni davvero innovativi per il comparto, non trapela nulla di concreto: le uniche indicazioni che ha dato, sempre il premier, è che saranno contenuti in “un provvedimento d’urgenza e un ddl delega”.
A svelarli non ci ha pensato nemmeno il ministro Giannini, che il 16 febbraio ha ricevuto i sindacati (Flc-Cgil, Uil, Cisl, Gilda, Snals e Anp) per un confronto preliminare: il responsabile del Miur ha spiegato, al termine dell’incontro, che si è trattato di “un incontro concreto e costruttivo: stiamo lavorando per tirare una linea rispetto al passato sul tema del precariato e per collegare il superamento di questo fenomeno con la qualità dell’insegnamento attraverso la formazione degli insegnanti e la valutazione”.
Ma sono proprio questi i punti che preoccupano i sindacati: in particolare, il fatto che gli scatti di anzianità possano essere cancellati o “sgonfiati” dell’80 per cento rispetto ad oggi. Anche se su questo passaggio è probabile che i dettagli vengano poi definiti attraverso una successiva fase, anche di tipo negoziale con i sindacati.
Il grosso degli aumenti (60 euro ogni tre anni?) sarà legato al merito, alla disponibilità a svolgere attività extra-didattiche, alla partecipazioni ai progetti e al conferimento di funzioni a supporto del Pof.
Inoltre, secondo quanto riportato solo qualche giorno fa dal sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, i docenti potranno avere stipendi più o meno alti anche in base al ruolo prescelto: potranno infatti optare tra due percorsi, quello più legato alla didattica (il mentor) e quello di supporto-organizzativo (il quadro-intermedio).
Nelle riforma, inoltre, ci dovrebbe essere un nuovo ruolo per i dirigenti scolastici, i quali, sempre a detta di Faraone, saranno “i sindaci della comunità scolastica, non più manager e questo vuol dire sgravarli di compiti che non sono pertinenti al loro ruolo”. È probabile anche una maggiore apertura delle scuole ai privati: la Buona scuola “è diventata un brand in grado di attrarre su di se’ l’attenzione dei privati” ha spiegato il sottosegretario.
Nel provvedimento dovrebbe poi esserci un nuovo concorso per i docenti. Ma anche la riforma del sostegno, con corsi di base per tutto il personale, i docenti specializzati più spostati sul versante medico e forse anche il blocco a passare sulla materia curricolare.
Prevista anche una quota di insegnanti in possesso di certificazione delle competenze per insegnare l’italiano agli alunni stranieri, l’aggiornamento professionale, la valutazione, interventi sui programmi scolastici (come musica e Clil nella primaria). Nulla di nuovo, invece, per gli Ata, che da settembre dovranno incassare ancora un taglio di oltre 2mila posti.
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Ma il primo dei due decreti dovrebbe anche contenere dei passaggi di sicuro apprezzamento. Come la definizione delle 150mila assunzioni di docenti precari, con i sindacati che premono per inglobare anche gli abilitati delle graduatorie d’istituto. C’è poi la novità assoluta dell’organico funzionale, atteso da anni. Le ipotesi che circolano sono molte: c’è chi lo indica come destinato alla copertura delle supplenze o al sostegno, se non addirittura all’insegnamento veicolare dell’inglese nella primaria. “E’ probabile – scrive l’Ansa – che il decreto a cui si sta lavorando definisca l’entità complessiva dell’organico e indichi alcuni criteri che potranno servire per stabilire le modalità di attribuzione alle singole istituzioni scolastiche e che poi il concreto funzionamento dell’organico funzionale venga affidato a un decreto ministeriale”.
In attesa di proporre ai nostri lettori delle informazioni certe, La Tecnica della Scuola ha deciso di dedicare una sezione speciale del proprio sito internet alla riforma: all’interno, come è già accaduto a settembre con la presentazione preliminare, verranno inserite tutte le notizie sulla Buona Scuola, ma anche le opinioni e le idee dei lettori. Inoltre, sempre la nostra casa editrice ha deciso di avviare un dibattito sulla riforma via twitter: l’hashtag è #riformabuonascuola: invitiamo addetti ai lavori, docenti, esperti di scuola, famiglie e studenti a fornire il loro prezioso contributo.
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