Sul nuovo “format” del curriculum dello studente c’è una novità importante: come è noto il documento è allegato al diploma di maturità fin dal 2020-2021, ma il recente decreto PNRR ha stabilito che dovrà essere integrato con una sezione dedicata ai risultati ottenuti ai test Invalsi.
Fin da quando era stata annunciata, la novità aveva suscitato non poche perplessità in quanto fino ad ora l’Invalsi aveva sempre assicurato che gli esiti delle rilevazioni devono servire per una valutazione di sistema e non certamente per la valutazione individuale degli apprendimenti.
Adesso sulla questione interviene anche il Garante Privacy che sottolinea la necessità di proteggere i dati personali dei minori, anche quando si tratta della valutazione del loro rendimento scolastico.
Il Garante ha quindi richiesto informazioni all’Invalsi sui presupposti normativi e le finalità del trattamento dei dati, inclusi eventuali trattamenti automatizzati.
Non è tuttavia ancora chiaro se questa integrazione sarà effettiva già per la prossima sessione di esami di maturità, e attualmente non è prevista nelle istruzioni fornite alle scuole anche perché, a quanto dicono diversi dirigenti scolastici, la piattaforma ministeriale non è ancora perfettamente funzionante.
Il curriculum dello studente, introdotto nel 2015 dalla legge 107, comprende i titoli conseguiti, le esperienze formative e le certificazioni linguistiche e informatiche.
Inserire nel curriculum anche i risultati Invalsi vorrebbe dire personalizzare e individualizzare al massimo il curriculum dello studente influenzando – sostengono molti – le sue future opportunità formative e lavorative.
Ma c’è anche chi ritiene che la novità potrebbe essere un incentivo per gli studenti a impegnarsi di più nei test.