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Come diventare genitori e insegnanti autorevoli? Alberto Pellai: “Vincere la tentazione del politically correct”

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Sul rapporto educativo tra adulti e adolescenti sono stati scritti migliaia di saggi, racconti, romanzi, dall’antichità greco-latina a oggi. E chissà quanti altri saranno dati alle stampe, considerato che il tema è uno di quelli immortali, destinati a essere al centro del dibattito di ogni generazione. Infatti, proprio in questi giorni il quotidiano Avvenire riporta la notizia che il dottor Alberto Pellai – medico, psicoterapeuta dell’età evolutiva e ricercatore presso il Centro di Scienze biomediche dell’Università degli studi di Milano – ha sentito il bisogno di esprimersi sull’argomento con il suo ultimo libro sull’emergenza educativa, “Allenare alla vita. I dieci principi per diventare genitori autorevoli” edito da Mondadori.

Di questi dieci principi, molti sono traslabili dalla famiglia alla scuola: i genitori sono, infatti, fondamentali nel processo di crescita dei ragazzi, ma anche gli educatori, maestri e docenti svolgono, in questo senso, un ruolo importante.

Prendiamo, ad esempio, il quarto dei dieci principi: Basta con il “tutti contro tutti”. Il rischio di non riuscire più a rigenerare l’alleanza tra adulti.

Qui lo psicoterapeuta è molto chiaro, genitori e insegnanti devono perseguire la strada dell’alleanza, non quella dello scontro; la via dell’intesa e della collaborazione, tenendo alla larga ostilità e conflitti: quando c’è in ballo la tutela della sicurezza emotiva dei nostri figli – afferma il dottor Pellai – sembra che il mondo adulto si trasformi in una sorta di agone sportivo, dove tutti scendono in campo ma non per fare squadra, bensì per farsi reciprocamente le scarpe”. Un grave errore strategico, questo, perché così facendo, entrambi – genitori e docenti – perdono autorevolezza agli occhi dei ragazzi che finiscono per disorientarsi e non capire più dove stia l’autorevolezza dei ruoli. Questa confusione li porta a sempre più a rintanarsi in una confort zone in cui cercare le piccole sicurezze del qui e ora.

L’ultimo principio della dista di dieci, ma di certo non il meno importante, è il seguente: Vincere la tentazione del “politically correct”. Il rischio di trasformare l’autorevolezza educativa in una ricerca di popolarità e consenso

Si tratta, qui, di affrontare “la frantumazione della verità che uccide ogni forma di reale e oggettiva autorevolezza”. Un relativismo che da culturale diventa poi inevitabilmente anche educativo, favorito e sostenuto dal web e dai social. I genitori e i docenti che oggi si confrontano con degli adolescenti sono i primi i cui figli e studenti siano stati in qualche modo addomesticati e addestrati dal marketing strategico. Ecco perché è difficile orientarsi, identificare la voce migliore e più affidabile. In questa confusione sarebbe comodo, spesso anche conveniente, allinearsi alle voci più amate dai giovani, ma gli educatori e i genitori consapevoli non devono fermarsi agli slogan; devono, al contrario, accettare il dialogo e il confronto senza timore di assumere posizioni sgradevoli e, a prima vista, antiquate. L’educazione dei ragazzi e delle ragazze non può essere subordinata al politicamente corretto. I genitori non sono gli amici dei loro figli né i docenti i compagni dei loro studenti.

Un saggio di sicuro interesse, dunque, in cui gli attori protagonisti del percorso di crescita dei più giovani troveranno altri otto, coinvolgenti, spunti di riflessioni.