La vicenda della scuola secondaria di primo grado di Treviso che ha “esonerato” due alunni musulmani dallo studio di Dante fa discutere il mondo della cultura ma anche quello della politica.
Poche ore fa è intervenuto Gabriele Toccafondi di Italia Viva: “Non far studiare Dante a un ragazzino islamico per preservarlo da non so quale shock religioso, è l’emblema di ciò che la scuola non dovrebbe mai fare”.
“Il problema – argomenta Toccafondi – non sono i ragazzi, le loro famiglie e la loro fede religiosa, ma una scuola che ha dimenticato il suo ruolo e smarrito il senso del percorso educativo che è apertura alla realtà”.
“La censura – aggiunge l’esponente di IV – non aiuta affatto e chi legge Dante non può che rimanere colpito. Dante è il poeta della vita come scoperta, viaggio, domanda di senso, conoscenza. Se passa la censura allora finiremo per non studiare Pavese, Leopardi o Pirandello, perché ogni autore a modo suo ci sfida”.
Intanto, come abbiamo già scritto, il ministro Valditara ha deciso di disporre una ispezione per capire le ragioni che hanno indotto l’insegnante a modificare il programma o, comunque, a personalizzarlo fino al punto di predisporre un percorso alternativo per due studenti musulmani per evitare di urtare la loro sensibilità. Al di là di ogni considerazione sulla opportunità o meno di far leggere agli studenti i versi della Commedia in cui si parla di Maometto e della sua presenza nel girone dei seminatori di discordia, va detto che da tempo non esistono più programmi di studio vincolanti e che la personalizzazione dei percorsi non è una trovata di qualche pericoloso pedagogista sessantottino ma arriva dalla riforma voluta 20 anni fa da un Governo di centro-destra e dalla ministra Moratti.
Ma c’è di più: alle indicazioni “morattiane” lavorò il professore Giuseppe Bertagna, lo stesso esperto che oggi fa da consulente al ministro Valditara e che presiede anche la Scuola di Alta Formazione dell’Istruzione.