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Docente neomamma a 700 km dal marito, lo sfogo: “Niente bonus per precari, vivo in un limbo. Slogan sulla natalità? Fuffa” – INTERVISTA

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Il tasso di natalità in Italia è ancora in calo. La diminuzione delle nascite nel 2023 rispetto al 2022 è di 14mila unità (-3,6%). Dal 2008, ultimo anno in cui si è assistito in Italia a un aumento delle nascite, il calo è di 197mila unità (-34,2%). Lo dice Istat nel report “Indicatori demografici anno 2023

Cosa c’è alla base di tutto ciò? In molti lamentano la mancanza di sostegno, da parte delle istituzioni, a chi fa figli, soprattutto i genitori che hanno un lavoro precario. Ed è questo il caso di moltissimi membri del personale della scuola, tra docenti e ATA.

Abbiamo raggiunto una coppia di neo genitori, con una figlia di nove mesi. Si tratta di un caso emblematico che racconta le difficoltà di migliaia di persone per cui la gioia di un bebè arriva in un momento di profonda incertezza e instabilità, in cui è impossibile pianificare i primi mesi di vita del bambino e la vita familiare.

Precariato, una coppia di neogenitori in difficoltà

Ecco la loro storia, raccontata da Angelo, marito di una docente precaria: “Da agosto 2023 sono padre di una splendida bambina, mia moglie, docente precaria da 8 anni, nello stesso anno ha vinto il concorso straordinario bis in Lombardia mentre noi viviamo in Campania. Ovviamente al momento della domanda e della scelta della regione non sapevamo della gioia che ci sarebbe capitata. 

Dopo quest’anno scolastico (anno di prova rinviato), passato tra maternità e congedo parentale, ci stiamo preparando per la sua partenza e ovviamente porterà con sé la piccola. Questa cosa è difficile da accettare, vuoi per le difficoltà di essere da soli e lontano da casa e dagli affetti nel gestire una piccola e sia perché penso a tutti i bei momenti che non vivrò da vicino perché lontano.

I sindacati interpellati dicono che bisogna aspettare il contratto integrativo per le assegnazioni con la speranza che recepisca e ampli le deroghe del contratto nazionale della scuola firmato da poco. Non si può vivere con questa incertezza fino a giugno. C’è bisogno di pianificare la vita di una famiglia, scegliere nido, baby sitter eccetera eccetera.

C’è poi un altro tema che è comune a tutto il mondo del lavoro del nostro Paese: le tutele e le vie d’uscita solo per chi ha già un lavoro stabile. Se sei precario non vieni calcolato. Restando alla scuola penso appunto alle deroghe della mobilità per chi è già di ruolo oppure alla possibilità di accettare la supplenza annuale da GPS in altra provincia, conservando la propria cattedra. 

E poi mi vengono in mente gli articoli di giornale sulle mamme costrette ad abbandonare il lavoro perché non si riesce a conciliare con l’impegno genitoriale. Mi vengono in mente gli slogan in difesa della famiglia e penso che è tutta fuffa, lontano anni luce dal paese reale. Chi governa esorta le persone a fare figli. Mi chiedo a che pro se poi nel concreto ci sono situazioni risolvibili solo dovendo scegliere tra famiglia e lavoro. È brutto vivere in un limbo, sotto una coltre di incertezza. Ad esempio al momento non sappiamo dove cercare il nido per la bimba o dove passerà il primo compleanno dato che è nata il 26 agosto”, questo il suo sfogo.

Cosa si dovrebbe fare nel concreto per tutelare i docenti neogenitori che spesso vivono lontano dalla propria famiglia?

“Si potrebbe permettere il ricongiungimento familiare anche in anno di prova. Ogni anno c’è una movimentazione di supplenze sia a nord che a sud. Malgrado i concorsi non si riesce a sopperire alla carenza di insegnanti tanto è che i dati del 2023 sul precariato nella scuola si aggira sui 250.000 docenti che, ogni anno, partecipano alla roulette russa delle convocazioni al 31/8, al 30/6 o fino avente diritto o supplenze brevi.

Quelli con un punteggio alto nelle graduatorie si accaparrano le prime, che sono su posto vacante, per anni e anni e anni, continuano a insegnare da settembre ad agosto pur non avendo gli stessi diritti dei docenti di ruolo. Si dovrebbero prima di tutto stabilizzare questi docenti sui quali il nostro ministero fa affidamento per coprire le sue mancanze, persino la Commissione europea si è schierata contro l’abuso dei contratti a termine di cui in Italia si fa un uso smodato malgrado la normativa e le indicazioni UE lo vietino espressamente.

Lavoro come supplente al Sud da 6 anni, per cui è paradossale pensare non ci siano posti utili affinché possa restare a lavorare al Sud pur avendo superato due concorsi per due classi diverse (superiori in Lombardia, medie in Campania). Se in qualche modo sono stata reputata idonea in tutte le selezioni, se il MIM si avvale da ben 8 anni delle mie competenze, se i posti vacanti ci sono, per quale ragione non dovrei avere le stesse possibilità di qualsiasi altro lavoratore statale di poter chiedere un avvicinamento per motivi familiari?

Che senso ha un ulteriore contratto definito ‘anno di prova’ dopo 8 anni di insegnamento e titoli su titoli acquisiti durante questi anni sempre sugli stessi argomenti, sono anni che vengo sottoposta a esami e prove sempre sulle stesse discipline, superandoli. C’è davvero bisogno di un anno di prova che viene ancora considerato precariato, giusto per non usufruire delle agevolazioni previste per i docenti di ruolo?”.

Quali sono le difficoltà a cui vanno incontro i precari e in che modo a suo avviso sono penalizzati rispetto a chi è di ruolo? Cosa si dovrebbe cambiare? 

“I precari ogni anno sono costretti a cumulare titoli per continuare a insegnare ed essere inseriti nelle graduatorie. Nel 2022 furono i 24 CFU, ora neppure bastano e sono 36 CFU aggiuntivi alla laurea. I docenti che hanno una laurea in scienze della formazione triennale sono abilitati. I docenti laureati non sono abilitati. I corsi di abilitazione per i laureati non esistono più in Italia, qualcuno si abilita, pagando, all’estero e ogni anno ci sono cause degli abilitati all’estero contro il MIM affinché venga riconosciuto il loro titolo. Partecipiamo a concorsi per i quali i posti a bando sono sempre pochi rispetto all’esigenza degli stessi istituti, in modo tale che ogni anno un numero cospicuo di posti resta ai supplenti, per chi non rientra non esiste graduatoria.

Ci rimandano nel calderone. L’ultimo concorso ordinario 2023 prevedeva un voto minimo per passare fissato a 70 ma ovviamente coloro che pur superando entrambe le prove non rientreranno nei primi posti non hanno possibilità. Sono previsti 3 punti di merito nelle graduatorie provinciali. Il C2 di inglese vale 5 punti e sappiamo come è facile acquisirlo con enti privati pagando, tre punti sono irrisori, è ridicolo, un mese di supplenza vale 2 punti. Bisognerebbe aprire queste graduatorie come per ogni altro settore statale perché i precari della scuola pur essendo idonei vivono raccogliendo punti come al supermercato per poter continuare il loro lavoro.

Inoltre ogni anno i precari dopo gli scrutini sono licenziati per essere riassunti tra settembre ed ottobre. Si ricomincia, si rimesta di nuovo il tutto, gli alunni cambiano insegnanti, gli insegnanti ricominciano daccapo, un po’ più poveri perché vengono da tre mesi senza stipendio. Agli insegnanti di ruolo spetta il bonus docenti per la formazione ogni anno (formazione richiesta per le attività didattiche). Il precario la formazione la paga di tasca sua centinaia e migliaia di euro. Una recente sentenza della Cassazione ha stabilito che il bonus spetta anche ai precari ma il pregresso non ci è stato riconosciuto.

Al docente di ruolo spettano le ferie. Al precario no, le ferie sono quelle d’ufficio nei giorni di chiusura della scuola, per i mesi estivi al precario spetta il licenziamento. Infine i trasferimenti, ai precari ovviamente non spettano, ogni tre anni si sceglie una provincia per le graduatorie per cui se in tre anni cambia la situazione familiare e personale, ci si ammala, si ammala un familiare, si ha un figlio bisogna aspettare il termine dei tre anni per riaggiornare la graduatoria e inserirsi in altra provincia, in alternativa non si accettano supplenze e non si lavora”.