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Giovani vuoti, disillusi, apatici, scorretti: come contribuisce la società adulta a renderli così?

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Indolenti, arroganti, ineducati, sregolati, vuoti o, al contrario, fanatici seguaci di mode, squadre di calcio, stelle della musica, ideali estremistici: sono proprio così le giovani generazioni? È molto frequente sentire noi adulti affibbiar loro i suddetti appellativi. Non va però dimenticato che ogni generazione è figlia delle precedenti. Quale esempio dà l’Italia adulta e istituzionale ai giovanissimi?

L’educazione civica insegna la coerenza con i valori della democrazia

Facciamo un esempio. Nella Scuola italiana lo spazio riservato all’educazione civica è veramente notevole: di fatto (legge 92/2019) ogni prof delle superiori insegna, oltre alle proprie materie, anche educazione civica; cui dedica più ore all’anno, verificandone l’apprendimento.

L’educazione civica insegna i valori fondanti del vivere civile. Gli studenti imparano l’importanza — e la fortuna — di vivere in una democrazia, che garantisce dignità e pieno sviluppo alla persona, “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (Costituzione, art. 3). Interiorizzano i “doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” (art. 2). Comprendono che non si può essere incoerenti con questi valori, perché il funzionamento concreto della Costituzione si basa sulla volontà di applicarla e farla vivere ogni giorno. Altrimenti questi principi restano lettera morta, retorica, ipocrisia.

La realtà insegna che nel mondo la democrazia è molto rara. Il caso Arabia Saudita

Si apprende a scuola che alcuni stati calpestano i diritti umani. Anzi, che tali stati sono in maggioranza. Ad esempio l’Arabia Saudita, ove la libertà è sogno. Lì la schiavitù è stata abolita solo nel 1962, ma di fatto esiste ancora, così come la tratta degli schiavi.

Ai ladri vengono amputati mani e piedi. Pene corporali di vario tipo — tra cui la fustigazione — sono inflitte per reati come ubriachezza, spaccio, gioco d’azzardo, omosessualità, “stregoneria”. La pena di morte è utilizzata spesso, mediante decapitazione pubblica, o nelle carceri mediante fucilazione (ma pare siano avvenute persino crocifissioni e lapidazioni, con o senza sentenza). L’omosessualità è perseguitata: pena di morte (per i casi più “gravi”), fustigazione, deportazione, carcere. La sodomia è punita, anche se eterosessuale; perseguitata anche la sessualità extraconiugale.

Donne saudite discriminate, partiti e sindacati proibiti, islamismo di Stato

Le donne saudite votano: ma solo dal 2015, e non diventano ministre. La guida di autoveicoli è loro concessa solo dal 2017 (ultimo Paese al mondo ad averla permessa), ma le donne devono avere un tutore maschio per relazionarsi con uomini, per aprire un conto in banca, per esser processate, per subire operazioni chirurgiche, per andare all’estero.

Le manifestazioni sono proibite, così come i partiti politici e i sindacati. Vietato vedere le TV satellitari, vietato alla stampa criticare i valori islamici e il governo.

E le libertà religiose? Inesistenti. Solo la fede islamica è permessa, e tutti vi si devono conformare. Qualcosa di simile avveniva nei territori dominati dai sanguinari terroristi dell’ISIS (o “Stato Islamico”). Eppure l’Arabia Saudita è Stato membro ONU dal 1945.

Dove giochiamo la Supercoppa italiana? In Arabia Saudita

Orbene, tutto lascerebbe pensare che uno Stato democratico come il nostro, che giustamente accusa Putin di tirannia, evitasse, quanto meno, rapporti commerciali ed affaristici con uno Stato così tirannico, limitandosi ad intrattenere solo quelli strettamente necessari per il benessere del popolo italiano. E invece nello scorso marzo è stato annunciato che anche nel gennaio 2025 (come nel gennaio 2024) la “Supercoppa” italiana di calcio si giocherà in Arabia Saudita.

I petrodollari contano ben di più di qualsiasi scrupolo etico: questo è l’insegnamento vero che la società degli adulti trasmette ai giovani. Perché si insegna ciò che si è, non ciò che si dice. E i giovani, molto più puliti degli adulti, mettono in pratica gli insegnamenti veri, non quelli di facciata.

Dati scientifici (studiati a scuola) e negazionismo climatico

Lo stesso dicasi per la catastrofe climatica in atto. Chi si informa sa — almeno dagli anni ‘80 — che il clima globale si sta surriscaldando per colpa dei combustibili fossili; che il 99% dei climatologi lo ha dimostrato inequivocabilmente sin dagli anni ‘50, prevedendo nel dettaglio quanto sarebbe avvenuto nei nostri anni amari; e che il negazionismo è finanziato dalle corporations di gas, petrolio e carbone.

Eppure, sebbene tornado, inondazioni, siccità, caldo e freddo estremi, scioglimento dei ghiacciai e crescita del livello del mare siano ormai terrificanti, ci tocca sentire le dichiarazioni dei nostri politici ancora ispirate al negazionismo più rozzo. Come quella di Lucio Malan (capogruppo al Senato di FdI), secondo il quale il surriscaldamento «Non è un dogma». O quella di Alberto Bagnai (senatore leghista), che twitta: «CLAMOROSO! Un’estate mai così normale dal milleottocentocredici! Lo dicono gli Scienziati!» (sic).

Sono le nostre contraddizioni ad allontanare da noi i giovani e a renderli quel che sono

Paolo Borchia (deputato europeo della Lega), scrive sui social: «Cambiamento climatico: scienza o ideologia?»; delegittimando indirettamente proprio gli scienziati «alfieri del pensiero unico». Stefano Allasia, presidente leghista del Consiglio regionale del Piemonte, bolla la siccità con sarcasmo: per lui basta «affidarsi al padreterno». «Temperature di 45 gradi ci sono sempre state, immaginare la fine della storia è sbagliato»: sono le sagge parole di Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia.

I giovani, che hanno capito bene il pericolo incombente proprio studiandolo a scuola, restano disorientati. Ed è anche per questo che non si fidano più di noi adulti e di chi ha il compito di educarli. Possiamo dar loro tutti i torti?