Posto che il sistema di istruzione pubblica è composto da 8.447 istituzioni scolastiche autonome, 7.154.000 studenti e oltre un milione di lavoratori e lavoratrici, bisogna pure considerare che nell’anno scolastico 2020-2021 gli alunni della scuola primaria senza servizio mensa in Italia ammontavano al 57.94%, con una distribuzione del 46.53% nel Centro-Nord e 78.82% nel Sud.
Inoltre, solo il 18% degli alunni del Mezzogiorno accede al tempo pieno, rispetto al 48% del Centro-Nord, e dunque gli allievi della scuola primaria nel Mezzogiorno frequentano mediamente 4 ore di scuola in meno a settimana rispetto a quelli del Centro-Nord, per cui alla fine del ciclo della primaria, un bambino del Nord avrà passato a scuola 1.226 ore in più di uno del Sud, cioè circa un anno di formazione aggiuntiva offerta all’uno e negata all’altro.
E ancora, rispolverando il rapporto Svimez, si scopre che circa 550 mila allievi delle scuole primarie del Mezzogiorno (66% del totale) non frequentano scuole dotate di una palestra, nel Settentrione sono il 54%. Siffatto divario rimane pure per la secondaria, dove il 57% degli alunni meridionali non ha accesso a una palestra.
Da qui pure il tasso abnorme di abbandoni tra Meridione, 16.6%, rispetto al settentrione, 10.4%.
Di fronte a questi dati, si legge in un interessante articolo su lentepubblica.it, quale migliore prospettiva potrebbe dare la cosiddetta autonomia differenziata, considerato che il disegno di legge Calderoli prevede che le norme generali sull’istruzione (art. 117 Cost., secondo comma, lett. n) possano essere completamente regionalizzate?
E non può tranquillizzare, secondo l’estensore del pezzo, la clausola che si potrà procedere alla concessione dell’autonomia alle Regioni richiedenti solo dopo il finanziamento dei Livelli essenziali di prestazioni, perché ad esse si potrebbero aggiungere molte funzioni che non hanno implicazioni finanziarie e quindi ugualmente sottratte dalla definizione obbligatoria dei relativi livelli essenziali, come nell’ambito dell’istruzione, e che potrebbero interessare il reclutamento e la formazione del personale, il riconoscimento dei titoli di studio nei concorsi, la contrattazione integrativa e la retribuzione, gli organi collegiali, i programmi, i piani di studio, gli orari, i criteri di formazione delle classi, le sperimentazioni ordinamentali, ecc…
“Se le richieste delle Regioni più ricche di vedersi riconosciuta la maggiore autonomia ai sensi dell’art. 116 Cost. andassero in porto,le diseguaglianze territoriali e sociali messe in evidenza nei decenni precedenti verrebbero ulteriormente ampliate, tracciando anche in un ambito fondamentale come questo un solco definitivo tra la situazione reale del Paese e il modello solidale dettato dalla nostra Costituzione”.