Home I lettori ci scrivono Cari genitori, non abbiate paura del greco e del latino

Cari genitori, non abbiate paura del greco e del latino

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Nel contesto storico attuale, in quello che stiamo vivendo oggi, in un mondo del lavoro in cui le competenze tecnico-pratiche, tecnologiche vengono richieste e apprezzate sempre di più in maniera quasi esclusiva rispetto ad altro, purtroppo quando sentiamo nominare il liceo classico si tende a strabuzzare gli occhi, strane smorfie compaiono sui visi i genitori e conseguentemente dei ragazzi, sguardi o parole di disapprovazione. Però non dovrebbe assolutamente essere considerata una scuola ormai in declino o per pochi, solo per quelli più impavidi e coraggiosi.

“Lo sappiamo tutti: la prima reazione davanti a un testo di greco antico spazia dalla paralisi al terrore puro. Ho scelto nove ragioni per amare e per raccontare ciò che il greco sa dire in modo unico, speciale, diverso da ogni altra lingua-e sì, per spazzare via ogni paura trasformandola forse in passione.” Straordinarie parole di Andrea Marcolongo, scrittrice e giornalista, nel suo libro La lingua geniale, nove ragioni per amare il greco, in cui si evince il suo l’amore per l’antichità. La scrittrice, affermando anche di non essere mai stata la prima della classe, al suo liceo di Crema, più volte ha avuto la possibilità di parlare agli studenti di gran parte d’Italia divenendo un esempio lei stessa, aiutando i ragazzi a non scoraggiarsi di fronte a quello che “Si sente dire…” del liceo classico, del greco, delle lingue antiche, stimolando il loro interesse con grande forza e passione.

Gli studi classici “aprono la mente”: cosa si intende

Il Liceo Classico, come ci spiegano anche due docenti di Letteratura Greca, Liana Lomiento e Antonietta Porro, attraverso delle interviste ad ex alunni, nel libro Liceo classico un futuro per tutti, non propone certamente un indirizzo specialistico da seguire per conoscere il proprio futuro lavorativo nell’immediato, ma offre una meravigliosa gamma di saperi da cui farsi ispirare e con cui formarsi e crescere, attraverso cui aprire ad orizzonti nuovi vari e differenti. Agli inizi di un qualsiasi percorso di studi, nelle scuole superiori di secondo grado, una alta percentuale di ragazzi è insicura sul proprio futuro, molti cambieranno idea durante gli anni; dunque, è importante valorizzare questo tipo di formazione scolastica proprio per incentivare, a conclusione del ciclo scolastico, in piena libertà la scelta di un qualsiasi percorso universitario, sia esso tecnico scientifico o letterario, economico, medico o giuridico.

 la “Mente Aperta” dunque, in fermento e plastica che diviene capace di sviluppare abilità logiche e intellettive, in grado di coltivare un sano pensiero critico. Tradurre le lingue antiche, connetterle alle culture di riferimento è una sostanziale attività che forgia la crescita cognitiva; che rende il giovane sia in grado di spaziare in vari ambiti, sia curioso e flessibile nelle sue riflessioni.

Lo sviluppo fisiologico della mente in fase pre e adolescenziale

Se, come affermano le neuroscienze, la “riserva cognitiva” si costruisce attraverso gli stimoli esterni, l’ambiente, le esperienze di vita, inclusa una formazione scolastica che contribuisca a tale scopo, per avere un quadro globale della mente dei nostri giovani, è giusto capire anche alcuni meccanismi fisiologici che regolano la formazione del cervello dei ragazzi tra gli 11 e i 20 anni circa, per arrivare a comprendere, senza ovviamente giustificare totalmente i loro atti, una frase tipica degli adolescenti ripor tata nel testo L’età dello Tsunami di Alberto Pellai e Barbara Tamborini: “Non so perché l’ho fatto”.

I due autori ci consegnano due informazioni basilari:

  • La forte impressione che gli adolescenti abbiano sempre la mente distratta e incline ad ascoltare solo i loro gli impulsi, è dovuta al fatto che il loro “cervello cognitivo” non è ancora pienamente in linea con le funzionalità del loro “cervello emotivo”.
  •  Questa “immaturità”, o rallentamento delle funzioni cognitive avviene perché la mielinizzazione è ancora parziale, ovvero ciò che riveste le fibre nervose, la mielina, che rende le connessioni nervose più veloci, non ha completato il lavoro di “copertura”; dunque, la connessione tra area emotiva e razionale ancora non è stabile, ecco quindi la difficoltà di concentrazione e attenzione.

Roberta Favorito

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