Docenti abilitati e specializzati all’estero, perché a “pettine” in Gps se il titolo è in dubbio?

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Anche i titoli di abilitazione e di specializzazione sul sostegno conseguiti all’estero vengono annoverati tra quelli a rischio di mancata validità ai fini dell’esercizio della professione: è uno dei dati emersi il 25 giugno a Roma, durante una conferenza stampa organizzata dalla Gilda degli Insegnanti dal titolo “Fabbriche dei Titoli”. Durante l’incontro, alla presenza di politici, sindacalisti ed esperti, è stata rimarcata l’accettazione a volte supina da parte delle istituzioni sull’accoglimento dei titoli di studio “fasulli” o potenzialmente tali prodotti dai candidati anche per ricoprire delicati ruoli pubblici come quello del medico, dell’infermiere e dell’insegnante: a fine evento ne abbiamo parlato con Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti.

“L’aspetto brutto a cui abbiamo assistito – ha detto Di Meglio ai nostri microfoni – è l’inserimento a pettine nelle graduatorie, in particolare nelle Gps, e ciò è avvenuto prima di verificare l’effettiva validità del Tfa conseguito all’estero da parte di migliaia di persone. Comprendiamo certamente che la politica è soggetta a pressioni di ogni tipo, ma le persone devono entrare nelle graduatorie dopo che il loro titolo sia stato accertato come effettivamente valido” per insegnare.

La presenza in classe di persone non abilitate e nemmeno specializzate, sempre secondo Di Meglio, “comporta un danno enorme per chi la subisce, quindi per i ragazzi e i bambini”. Il dirigente scolastico, “tra l’altro, non ha spesso la possibilità di controllare la qualità della certificazione che gli arriva: la scuola può vedere solo i ‘pezzi di carta’ e basta. È un danno che si ripercuote sulla vita dei cittadini”.

Per vincere questa battaglia occorre “che l’amministrazione, attraverso le sue diramazioni, intervenga direttamente. Quindi, alle amministrazioni pubbliche deve essere fornita questa possibilità”, ha sottolineato.

Infine, il leader della Gilda ha ricordato che “la politica deve lavorare per mettere l’amministrazione pubblica italiana e europea nelle condizioni di controllare sicuramente meglio il fenomeno”.