Una segnalazione ai carabinieri da parte della dirigente di una scuola della provincia di Perugia ha permesso l’avvio di un’indagine da parte dei militari della compagnia di Spoleto. La preside ha ricevuto la richiesta di aiuto da una studentessa stanca di subire presunti maltrattamenti da parte del padre e del fratello maggiore.
Le accuse
Questo ha portato alla denuncia a piede libero dei due uomini, rispettivamente di 45 e 21 anni, e successivamente della madre, anch’essa quarantacinquenne. Tutti e tre sono di origine straniera e residenti in un comune della zona.
Le accuse mosse nei confronti dei tre familiari riguardano lesioni personali e maltrattamenti in famiglia. La giovane vittima ha raccontato di essere stata sottoposta per anni a violenze verbali, psicologiche e fisiche da parte dei suoi familiari, che le avrebbero impedito di frequentare liberamente un ragazzo di cui si era innamorata.
Attivato codice rosso
La ragazza ha riferito ai carabinieri di essere stata minacciata di morte dal fratello in un’occasione e di essere stata aggredita fisicamente dal padre in un’altra. In quest’ultimo episodio, ha riportato colpi alla testa e alla spalla che hanno richiesto cure mediche al pronto soccorso, con una prognosi di dieci giorni.
Dopo aver ricevuto la denuncia, i carabinieri hanno attivato immediatamente il cosiddetto “codice rosso”. Nei confronti degli indagati è stata applicata la misura del divieto di avvicinamento alla vittima, con l’uso del braccialetto elettronico per monitorare il rispetto di tale provvedimento.
Il caso della ragazza indiana vessata dalla famiglia salvata dalla preside
L’anno scorso abbiamo trattato il caso della ragazza di origini indiane di 19 anni vessata dai propri familiari e costretta ad un matrimonio forzato. La ragazza ha denunciato i familiari per maltrattamenti e costrizione al matrimonio. Dopo essere stata affidata alla preside, che l’ha ospitata, è stata portata in una struttura protetta.
“Un’altra Saman che si cerca di salvare, ma la burocrazia non riesce a farsene carico”, ha detto il legale che l’ha aiutata. “Ieri ho ricevuto una richiesta di aiuto da parte di questa ragazza. Era andata a scuola, ma una volta arrivata a casa i familiari le hanno sequestrato il cellulare. E’ riuscita a comunicare con me grazie ai social, mi ha chiesto di vederci questa mattina. Padre, madre, zio e nonna la picchiano, la tengono segregata e le hanno preso i documenti perché rifiuta un matrimonio forzato, si è innamorata di un altro ragazzo”.
Le ha così consigliato di sporgere denuncia, ma “non c’era nessuna possibilità di collocamento in protezione, se non metterla da sola in un b&b e se volevo avrei potuto dormire io con lei. Ora è stata affidata alla preside, una privata cittadina, mettendo a repentaglio la sua incolumità perché la famiglia la sta cercando. Io mi sarei aspettata che lo Stato rispondesse: è un codice rosso, sono reati gravissimi. Invece dopo cinque ore di pianti, ci si schianta contro la realtà. Gli strumenti ci sono ma non vengono applicati”.