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Referendum per abrogare l’autonomia differenziata: per essere valido dovrà votare il 50% + 1 degli italiani

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Per diventare operativa la legge Calderoli sulla autonomia differenziata dovrà superare ancora qualche scoglio.
I Comitati per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata, l’uguaglianza dei diritti e l’unità della Repubblica sono già pronti per dare battaglia e nella giornata del 5 luglio presenteranno alla Corte di Cassazione la richiesta di referendum abrogativo, per la quale la Cgil ha già dato il proprio assenso.
Secondo i Comitati la nuova legge sarebbe stata accolta con un dissenso generale e il movimento di opposizione sarebbe sempre più ampio e coeso.

I partiti di opposizione al Governo Meloni – sottolineano i Comitati – sono schierati a favore del referendum abrogativo della legge 86, insieme a cinque regioni governate da M5S e PD.
Le ragioni per l’abrogazione della legge Calderoli – sostengono – si fondano sugli articoli 2, 3 e 5 della Costituzione italiana.
Il movimento ha lavorato instancabilmente per sensibilizzare i cittadini sui rischi dell’autonomia differenziata, organizzando oltre 250 assemblee territoriali in tutta Italia e creando un dialogo costruttivo e inclusivo.

In questa fase diventa cruciale – ricordano i Comitati – raccogliere almeno 550mila firme entro il 30 settembre per poter celebrare il referendum nella prossima primavera.
Va detto che se la raccolta delle firme non andasse a buon fine resta sempre aperta la strada della richiesta delle regioni: con 5 Consiglio regionale a favore del referendum la Corte di Cassazione non potrebbe fare altre che dare il via libera alla consultazione popolare.

Tuttavia non va dimenticato che per i referendum abrogativi è richiesto il quorum: in altre parole, dovrà partecipare al voto almeno il 50% + 1 degli elettori.
In un contesto in cui si fa fatica a superare il 50% anche con le consultazioni politiche e amministrative i dubbi sulla effettiva partecipazione al voto da parte dei cittadini