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Riforma tecnico-professionale, l’opposizione accusa il Governo di svendere la scuola alla Confindustria

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E’ iniziata oggi alla Camera la discussione generale sul disegno di legge sull’istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale già approvata dal Senato.
La proposta di legge è stata illustrata dal deputato di Fabio Roscani (FdI) che ha chiarito che la riforma intende potenziare l’offerta dei servizi di istruzione, riorganizzando i percorsi formativi tecnici e professionali in risposta alle nuove necessità socio-economiche.

Il provvedimento – ha spiegato Roscani – in esame si compone di quattro articoli.

Articolo 1.
Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale

L’articolo 1 parla esplicitamente di filiera formativa tecnologico-professionale. Questo sistema integrato include percorsi sperimentali del secondo ciclo di istruzione, percorsi formativi degli istituti tecnologici superiori (ITS Academy), percorsi di istruzione e formazione professionale, e percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore.
Le regioni possono aderire alla filiera attraverso specifici accordi, programmando i percorsi formativi in base alle risorse disponibili e rispettando le competenze statali in materia di istruzione.

Articolo 2.
Struttura tecnica per la promozione della filiera

Viene istituita una struttura tecnica di missione presso il Ministero dell’Istruzione e del Merito, con il compito di promuovere sinergie tra istruzione e settore produttivo, migliorare la progettazione didattica e agevolare l’accesso delle imprese al sistema formativo.

Articolo 3.
Comitato di monitoraggio nazionale

Il disegno di legge prevede l’istituzione di un Comitato di monitoraggio nazionale per la filiera formativa tecnologico-professionale presso la struttura tecnica di cui all’articolo 2. Questo comitato avrà il compito di monitorare l’implementazione della filiera e proporre aggiornamenti in base ai cambiamenti del sistema delle imprese e alle esigenze territoriali.

Articolo 4
Promozione dei campus della filiera
Per promuovere l’istituzione dei campus della filiera formativa tecnologico-professionale, verrà creato un fondo specifico presso il Ministero dell’Istruzione e del Merito. Questo fondo finanzierà la progettazione degli interventi infrastrutturali necessari per l’integrazione dei percorsi formativi.

Nelle intenzioni del Governo il disegno di legge rappresenta un passo significativo verso la modernizzazione e l’efficienza del sistema educativo tecnico-professionale in Italia. L’istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale mira a creare un sistema educativo che risponda efficacemente alle esigenze del mercato del lavoro e valorizzi le specificità territoriali, garantendo al contempo un’educazione di qualità alle giovani generazioni.

Le critiche del PD

L’opposizione non ha fatto mancare le proprie critiche, anche piuttosto severe.

Irene Manzi (PD) ha proposto una cronistoria del provvedimento, partito dal Senato, nello scorso autunno.
“Tra l’altro – ha sottolineato Manzi – era originariamente un provvedimento collegato al bilancio e molto più corposo, perché conteneva anche le norme in materia di valutazione di voto in condotta degli studenti; è stato poi rivisto, ridotto, spacchettato, diciamo, rispetto a quella che è la sua versione originaria. Da quel momento in poi (siamo alla fine di novembre del 2023) inizia davvero un’accelerazione, una corsa senza sosta da parte del Governo per far arrivare il prima possibile questo provvedimento in Aula. Addirittura, arriva con un’accelerazione che supera quasi in corsa il provvedimento stesso, proprio perché, contemporaneamente all’adozione e all’esame del disegno di legge, il Ministro Valditara, a dicembre del 2023, adotta un provvedimento di sua competenza, ministeriale, per avviare una sorta di ‘sperimentazione della sperimentazione anticipata’, rivolta alle scuole”.
Sperimentazione, ha aggiunto Manzi, sui cui esiti non ci sono dati ad eccezione del numero complessivo delle scuole che hanno aderito (171 per un totale di 193 corsi).
A conti fatti, ha concluso la deputata PD, emerge senza alcun dubbio che il Ministero ha fatto le cose con eccessiva fretta, tanto che al Senato il provvedimento era stato approvato nel mese di gennaio.
Tutto da dimostrare infine che la filiera possa dare una risposta alla dispersione scolastica, un modo per rendere la scuola più vicina ai sistemi europei.

Dura presa di posizione del M5S

In una nota diramata in queste ore, Antonio Caso (M5S) sostiene che la riforma in questione sottomette la scuola alle aziende private ma, soprattutto, introduce una filosofia “pericolosa” anche a causa dell’utilizzo di termini ambigui come ‘filiera’ e ‘addestramento’.

Dichiara Caso: “Ecco come la destra al governo pensa si debbano formare i nostri studenti: percorsi scolastici ridimensionati e impoveriti per creare lavoratori utili solo per soddisfare la necessità momentanea delle aziende private, ma completamente incapaci di seguire i continui cambiamenti che investono lo sviluppo economico-sociale e il mondo del lavoro. Questo approccio per noi, che crediamo che la scuola debba innanzitutto creare persone pensanti, è semplicemente inaccettabile. La cultura del lavoro è fondamentale ed è giusto pensare che possa essere trasmessa già a scuola, ma non riducendola a manodopera a basso costo, a singole esperienze proposte a studenti che ancora non hanno pienamente sviluppato le competenze di base”.

Intervenendo alla Camera Gaetano Amato (M5S) ha ironizzato: “Mentre ci sono urgenze di ogni genere, in Aula alla Camera perdiamo il nostro tempo a discutere l’ennesimo provvedimento sciagurato del ministro dell’Istruzione Valditara. Andando avanti così rischia di passare alla storia come il peggior ministro della storia nella sua materia”.
Ed ha aggiunto: “Se qualcuno ha dei dubbi sullo scopo di questo testo – ha aggiunto – è il sito del ministero a svelare la ragione di questo Ddl, laddove pubblica dati obiettivamente allarmanti sulla carenza di manodopera in Italia e dopo afferma che il Ddl punta a trasformare questi numeri in una grande opportunità per i nostri giovani. Quindi, il governo Meloni intende andare incontro all’esigenza posta da Confindustria e formare lavoratori, manovalanza a basso costo, anziché formare individui, cittadini dotati di conoscenze e spirito critico”.

Il dibattito in aula proseguirà nei prossimi giorni. In conclusione il voto finale, prima della fine del mese la legge sarà nella Gazzetta Ufficiale ed entrerà in vigore.