Una storia complessa relativa ad un rapporto davvero molto teso tra una docente e un dirigente scolastico di una scuola della Campania. Come riporta Open, un preside avrebbe sanzionato, a mo’ di ritorsione, una professoressa. Quest’ultimo è stato multato per 5mila euro dall’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac).
L’uomo ha fatto ricorso e gli è stato respinto. La vicenda ha inizio il 3 giugno 2022, quando la docente, in servizio a tempo indeterminato, dichiara di essere vittima di vendetta da parte del preside per aver denunciato una serie di presunti illeciti all’interno della scuola.
La vicenda
Nei mesi precedenti l’insegnante aveva accusato il dirigente di comportamenti scorretti e gestione poco trasparente delle risorse. Più nel dettaglio, aveva denunciato la mancata pubblicazione di documenti cruciali, come i verbali delle riunioni del Collegio dei docenti e del Consiglio di Istituto, violando così le regole di trasparenza. La docente aveva poi criticato la gestione delle telecamere di sorveglianza esterne alla scuola: sebbene fossero state installate correttamente, non erano state registrate ufficialmente, e la donazione ricevuta per l’operazione non era stata formalmente accettata dal Consiglio di Istituto.
Le accuse della professoressa riguardavano anche la selezione dell’Animatore Digitale (il docente che guida l’innovazione digitale tra le mura scolastiche) che, secondo quanto segnalato dalla prof, sarebbe avvenuta senza il necessario coinvolgimento del Collegio dei Docenti. Per segnalare queste irregolarità, la professoressa si era rivolta all’Ufficio Scolastico Regionale della Campania, alla Procura della Repubblica e alla Procura della Corte dei Conti di Napoli.
A quel punto il dirigente avrebbe messo in atto tutta una serie di sanzioni. Tra le accuse mosse dal preside si contano presunti comportamenti inappropriati della prof, come l’invio di email durante l’orario di lavoro e altre violazioni che il preside taccia come lesive della dignità dei colleghi. Ma la docente non demorde e decide di denunciare la situazione all’Anac, dichiarando di essere vittima di ritorsione.
La difesa del dirigente
Nel merito della vicenda, dal canto suo il dirigente si difende e sostiene che le sue sanzioni erano in realtà corrette e non erano ritorsive perché basate su segnalazioni di terzi. E dichiara che le segnalazioni fatte dalla docente non potevano essere tutelate dalle norme per i whistleblower (coloro che denunciano attività illecite), affermando che le segnalazioni della prof erano state fatte in qualità di rappresentante sindacale, e non come denunciante di illeciti.
L’Anac ha però ritenuto che le motivazioni delle sanzioni disciplinari applicate dal preside fossero pretestuose, sproporzionate e mirate esclusivamente a penalizzare la docente. Un esempio eclatante è rappresentato da una sanzione inflitta per un presunto comportamento scorretto a scuola in un giorno in cui la professoressa era assente per un permesso.
A questo punto, il dirigente ha deciso di impugnare la decisione dell’Anac, presentando ricorso con quattro ragioni. Prima di tutto, ha sostenuto che il rifiuto dell’Anac di concedere una proroga per la presentazione dei documenti avrebbe violato principi costituzionali. In secondo luogo, ha affermato che le segnalazioni della professoressa sarebbero state fatte in qualità di rappresentante sindacale e non come whistleblower. Terzo, ha contestato che le segnalazioni della docente non avevano avuto alcun seguito.
Dal canto suo, l’Anac ha respinto le argomentazioni del dirigente, difendendo la propria posizione con forza e confermando che le sanzioni imposte alla docente erano ritorsive, a prescindere dall’esito delle segnalazioni. Inoltre, sottolinea che la prova audio, in cui il dirigente sembrava offrire di annullare le sanzioni in cambio del ritiro delle denunce, era ulteriore conferma delle sue intenzioni ritorsive, nonostante il dirigente avesse giustificato le sue parole come un tentativo di ripristinare relazioni pacifiche.
Il Tar del Lazio, dopo aver esaminato il ricorso, ha deciso di rigettarlo, confermando che la decisione dell’Anac era corretta e ben motivata. Ha quindi stabilito che la protezione per i whistleblower si applica anche quando le segnalazioni sono presentate con l’assistenza di un sindacato, e ha confermato la multa di 5mila euro a carico del dirigente per comportamenti ritorsivi.