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Educatori e pedagogisti: in 50mila si sono già iscritti all’albo, ma la parte datoriale vuole assumere personale non qualificato

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In un momento molto delicato del processo di costituzione ordinistica, alla vigilia delle elezioni dei consigli regionali e dei presidente degli albi professionali, alcune forze di governo potrebbero cedere alle pressioni dei datori di lavoro che vogliono continuare l’andazzo di utilizzare personale non qualificato nei servizi alla persona. Una vergogna tutta italiana, che per abbassare i costi delle prestazioni in convenzione, sfrutta e sottopaga migliaia di persone non qualificate e spesso nelle stesse condizioni sociali di povertà dei loro assistiti! Una vergogna a cui le lotte dei pedagogisti e degli educatori ha contribuito a mettere fine, con l’obbligo da parte delle cooperative di assumere educatori iscritti all’albo professionale e quindi in possesso di tutti i requisiti professionali.

Come APEI abbiamo scritto a tutti gli organi politici, sindacali, associativi e ministeriali per scongiurare questa eventualità che non solo sarebbe una doccia fredda per i 50.000 professionisti già regolarmente iscritti e in attesa di eleggere i propri rappresentanti, ma è manchevole di qualsivoglia motivazione! Ma andiamo con ordine.

Le principali motivazioni sono i tempi troppo stretti per presentare le domande (falso! in pochi giorni si sono presentati in 50.000!!), il black aut del sistema di cura e assistenza e la chiusura a settembre degli asili nido. Tutte motivazioni pretestuose e false, in quanto si prevede di concludere la fase elettiva non prima del 2025, poi si dovrà attendere che tutte le regioni completino l’iter, rispondere ai puntuali ricorsi e attendere il decreto ministeriale con la nomina del presidente nazionale. La migliore e più ottimistica delle ipotesi formulate vede nel 2026 la prima riunione ufficiale dell’ordine. Quindi di che stiamo parlando? Che andate cianciando di blocco dei servizi, bambini in strada, vecchietti abbandonati e comunità chiuse per il licenziamento di migliaia di operatori? A parte il fatto che questo conferma che nei servizi educativi di cura, assistenza e sostegno alla fragilità lavora “la qualunque” come diceva un noto comico, ma è evidente che non esiste alcuna “crisi” e che c’è tutto il tempo di adeguarsi alle nuove norme, come è evidente la stizza e la preoccupazione che spinge il mondo imprenditoriale dei servizi educativi e di cura di perdere i propri “operatori a basso costo” e sostituirli con professionisti qualificati per servizi di qualità.

Giusta la riflessione della dottoressa Labriola quando afferma che vogliono tornare al passato! Ai tempi d’oro, in cui era meglio investire nell’assistenza ai minori non accompagnati, che fruttano più della droga, dichiarazioni risultate da intercettazioni telefoniche dei carabinieri di noti mafiosi, in cui il gioco era di incassare contributi robusti per l’educazione, la cura e l’assistenza di questi poveri ragazzi e lucrare sui ricavi abbassando i costi materiali, sotto pagando gli operatori e riducendo a zero i costi, ovviamente tutto a scapito della qualità dei servizi ai ragazzi.

No alla proroga al 31 dicembre, richiesta dalla parte datoriale che nasconde la volontà di abolire e/o fortemente mutilare la legge 55/24; 50.000 educatori e pedagogisti uniti nell’ordine professionale non si erano mai visti, una forza professionale da non offendere, da non denigrare e soprattutto da non deludere!

Alessandro Prisciandaro,
presidente nazionale APEI (Associazione Pedagogisti Educatori Italiani)