Lancet, la prestigiosa rivista scientifica, pubblica uno studio molto ampio nel quale si dice che i giovani hanno una maggior probabilità di sviluppare alcuni tumori rispetto ai loro genitori e i principali indagati sono gli stili di vita.
Analizzati oltre 23 milioni di pazienti statunitensi con una diagnosi di cancro tra i 25 e gli 84 anni di età e di cui 7 milioni deceduti, secondo i ricercatori per 17 tipi di tumori i Millennials e la Gen X hanno più probabilità di ammalarsi di un Boomer del 1955.
Ma non solo. Sembra pure che i tassi di incidenza aumentano con ogni successiva coorte nata a partire dal 1920 per 8 dei 34 tumori analizzati, tra cui il cancro al seno, il cancro dell’utero, il cancro del colon-retto, il cancro gastrico.
Secondo gli esperti le cause sarebbero da ricercare negli stili di vita, concordando nell’ipotizzare che l’aumento sia dovuto a una diversa esposizione a fattori di rischio ambientali e comportamentali.
In ogni caso, nella pratica clinica, molti oncologi stanno registrando casi di tumore tra i più giovani abbastanza frequentemente ed anche per neoplasie finora caratterizzate da una insorgenza in età più tarda, mentre è evidente ormai che i tumori stiano aggredendo molto prima di un tempo, anche a causa di stili di vita errati.
Per quanto riguarda l’Italia, gli screening sono alquanto disomogenei, con differenze di copertura che superano il 40% tra le Regioni del Nord e quelle Sud. Nel 2023 hanno partecipato agli screening il 55% della popolazione target al carcinoma mammario, il 34% a quello del colon-retto e il 41% alla cervice uterina. Quindi, risulta ancora lontano l’obiettivo del 90% entro il 2025 richiesto dalle istituzioni europee.
Ancora una volta, tuttavia, molto su questo versante può fare la scuola, educando alla prevenzione e a mettere in atto stili di vita più sani, a partire dall’alimentazione e all’attività fisica, comprese le verifiche periodiche, in accordo con quanto stabilito dall’Ue.