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Concorso Pnrr 2023, l’anomalia: migliaia di idonei all’insegnamento non saranno mai assunti e neanche abilitati. Ricorsi in arrivo

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Per molti aspiranti docenti rischia di trasformarsi in una selezione beffa il concorso Pnrr 2023 (Ddg n. 2575/23 per la scuola secondaria e Ddg n. 2576/23 per infanzia e primaria): anche superando il voto minimo fissato a 70 centesimi, infatti, verranno considerati idonei ma senza essere inseriti nelle graduatorie di merito che conducono dritti alle immissioni in ruolo. In queste graduatorie, infatti, verranno collocati solo i candidati che si collocheranno nel numero dei posti messi a concorso.

Come se non bastasse, per i partecipanti della scuola secondaria l’idoneità all’insegnamento non gli varrà neanche come abilitazione. Insomma, la procedura selettiva rischia di trasformarsi in una condizione da dentro o fuori, senza mezze misure. L’anomala decisione, figlia della peculiarità del concorso, facilitato rispetto a quelli canonici, come pure condizionato da tempi ristretti di realizzazioni per rispettare i patti temporali sottoscritti tra Governo e Ministero con l’Ue, sta però riscuotendo critiche a raffica.

Dopo l’imperversare di proteste sui social da parte dei diretti interessati, da qualche giorno sono usciti allo scoperto anche i sindacati della scuola.

Elvira Serafini, segretaria generale dello Snals Confsal, rimarca che “è la prima volta che un concorso ordinario non prevede il riconoscimento dell’abilitazione all’insegnamento e l’inserimento in graduatoria di merito per i candidati che hanno superato tutte le prove previste dai concorsi. Per tutelare i sacrosanti diritti dei candidati che hanno superato le prove concorsuali – conclude Serafini – attiveremo ogni iniziativa possibile sul piano sindacale e promuoveremo un’azione legale con un ricorso al TAR del Lazio, per ottenere il riconoscimento dell’abilitazione all’insegnamento per i concorsi nella scuola secondaria e l’inserimento nella graduatoria di merito degli idonei al concorso Pnrr 2023”.

Il sindacato autonomo annuncia che “nei prossimi giorni sarà attivata la piattaforma per la raccolta delle adesioni”.

A protestare è anche la Flc-Cgil: “il ministro – scrive il sindacato Confederale – si appresta a bandire nuove procedure concorsuali prolungando ulteriormente i tempi di attesa di coloro che sono inseriti nelle graduatorie permanenti 2020 e chiudendo di fatto le porte a chi, pur avendo sostenuto con esito positivo il concorso 2023, non rientra tra i vincitori”.

La Flc Cgil annuncia quindi che “intende percorrere tutte le strade possibili per indurre il ministro a un ripensamento delle decisioni assunte, inviando una nuova richiesta di confronto sugli esiti delle procedure di immissione in ruolo per il 2024/2025, intraprendendo anche iniziative di mobilitazione per rispondehttps://youtu.be/ASOobDWKEaEre al danno che i provvedimenti ministeriali hanno procurato a docenti in attesa di assunzione e al sistema scolastico sempre più precarizzato da scelte ingiuste e dannose”.

Anche Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ricorda che “le procedure concorsuali per diventare insegnanti prevedono di prassi il conseguimento automatico dell’abilitazione e dell’idoneità da parte di tutti i candidati che hanno ottenuto la soglia minima prevista dal bando”. Il suo sindacato ha già attivato il ricorso, sempre al Tar laziale.

“L’obiettivo della nostra azione – conclude Pacifico – è quindi l’attestato di abilitazione per chi insegna nella secondaria e l’inserimento nella graduatoria di merito degli idonei al concorso Pnrr 2023 dei docenti scuola infanzia, primaria e della stessa scuola secondaria, attraverso le quali si verrebbe progressivamente immessi in ruolo”.