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Giovani e anziani, sono tanti i progetti che esplorano la ricchezza delle connessioni intergenerazionali

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“Un vecchio e un bambino si preser per mano e andarono insieme incontro alla sera”, cantava Francesco Guccini nel 1972. Immaginiamo i due personaggi così diversi della canzone – almeno tre generazioni li separano – che si tengono per mano avanzando verso un futuro che, seppure carico di incognite, sembra volerli accogliere in pace.

Dimentichiamo, per un attimo, i conflitti generazionali, la fisiologica opposizione tra adolescenti e adulti, i dissidi, le divergenze e l’incomunicabilità tra il mondo che sorge e quello che tramonta. Prendiamo, al contrario, in esame, la possibilità di ‘coltivare connessioni intergenerazionali’, come si legge sul sito di ANTEA, l’Associazione Nazionale Terza Età Attiva, che opera a Udine dalla fine degli anni Novanta.

ANTEA si è fatta promotrice nel corso dell’anno scolastico 2023-24, della prima attività di scambio intergenerazionale con una scuola secondaria di primo grado di Udine, dove sono stati attivati una serie di incontri in cui alcuni anziani e giovanissimi studenti hanno parlato di orticultura, tradizioni, compost, lavorando concretamente con la terra. Due gli obiettivi principali: creare un ambiente inclusivo e collaborativo in cui le generazioni possano condividere le proprie conoscenze; favorire il senso di comunità attraverso un progetto collaborativo.

Scendendo un po’ più a Sud del Paese, arriviamo in Emilia Romagna, dove l’ASP Reggio Emilia Città delle Persone ha avviato numerosi progetti intergenerazionali tra scuola e territorio. Come si legge sul suo sito istituzionale, i rapporti dell’ASP con gli istituti scolastici costituiscono un positivo intreccio fra le istituzioni del territorio, in cui le case e i centri per anziani si “aprono” alla città, superando l’idea che la Casa Residenza sia un luogo solo per anziani, e accreditandola invece come un luogo familiare, in cui il cittadino può andare, non solo in  età avanzata per fruirne i servizi, ma nel corso della propria esperienza di allievo, studente, volontario e lavoratore.

Ed ecco il progetto ‘Note e ricordi’, uno spettacolo di canzoni e racconti interpretati dagli anziani ospiti delle strutture dell’ASP con la partecipazione di docenti e allievi di una scuola musicale e delle scuole primarie del territorio.

“Note e Ricordi” è un progetto che raccoglie racconti di vita degli anziani. Le storie più belle vengono trascritte e con l’aiuto dei maestri della scuola musicale, abbinate a canzoni famose.

Una volta completato il repertorio, va in scena lo spettacolo: gli anziani cantano e raccontano le loro storie accompagnati dai giovanissimi musicisti.

Come sottolineato dall’ASP, gli obiettivi di questo e dei tanti altri progetti messi e da mettere in atto sono numerosi. Tra tutti, scegliamo questi tre: orientare la cultura al rispetto e riconoscimento del valore delle persone in quanto tali, piuttosto che al loro valore produttivo; recuperare le tradizioni del territorio, recuperando un senso di appartenenza; combattere la solitudine sviluppando solidarietà’ sociale.

Progetti, dunque, che si oppongono alla cultura della negazione della vecchiaia e delle sue fragilità, aggrediti come siamo da pubblicità che tendono a presentare gli anziani come eternamente giovani e palestrati, belli e abbronzati. Progetti che non rifiutano l’idea di invecchiamento, che non tendono ad allontanarla, ma che al contrario – come si legge sulla rivista trimestrale Cura, si fondano sulla convivenza tra soggetti appartenenti a età molto distanti tra loro, anagraficamente agli antipodi. E l’esperienza insegna che, nel momento in cui questo accade, la diversità diventa una forma di arricchimento reciproco, che avviene in maniera spontanea e piacevole. L’anziano integrato nella società è una persona che ha vissuto e che mette a disposizione tutto il suo sapere, senza che vada disperso. Contro gli stereotipi, la paura e l’indifferenza.