Al momento della mobilità ATA ho fatto domanda di trasferimento come assistente amministrativo in un istituto comprensivo di Assisi e in uno di Bastia, sapendo di colleghi che dovevano andare in pensione e che i termini per l’accertamento del diritto a pensione erano ad Aprile 2024.
Ebbene, la mia domanda di trasferimento non viene soddisfatta, perché i posti non risultavano ancora per mancato accertamento del diritto a pensione, nei termini previsti, dei pensionandi su posti da me scelti.
Per inefficienza burocratica mi ritrovo a vedere il mio diritto alla mobilità negato.
Non va buon fine neanche il tentativo di conciliazione con Usr competente, perché senza accertamento del diritto a pensione il posto non può essere messo a trasferimento.
Va in moto il meccanismo dello scaricabarile tra le amministrazioni coinvolte: Istituzioni Scolastiche, Usr competente, Inps.
Indovinate un po’ chi è a rimetterci?
Ho scritto a diversi sindacati, ma neanche un “MI DISPIACE” per risposta.
Il 21/08/2024 sono state pubblicate sul sito Usr Umbria le disponibilità ATA per le assegnazioni e utilizzazione ATA.
Credo non ci voglia una cartomante per indovinare che i posti, sui quali il sottoscritto aveva chiesto il trasferimento, sono tra le disponibilità ATA amministrativi di quelle scuole di Assisi e Bastia.
Perché tutta questa premessa?
Forse per dire che ci sono cittadini di serie B, VOCI CHE GRIDANO NEL DESERTO?
Non puoi neanche puntare il dito, perché in una situazione kafkiana saresti schiacciato dalla macchina burocratica e finiresti per l’ingiusto.
Io avrei diritto a stare su uno di quei due posti, per una sorta di giustizia riparativa; purtroppo la mia voce non ha voce, le mie parole non trovano articolazioni.
Non mi resta che pagare per errori altrui.
La democrazia di un Paese si vede dal rispetto dei diritti più elementari.
Ringrazio comunque questo Paese, perché mi ha dato, con i sacrifici dei miei genitori e i miei, la possibilità di studiare, di approfondire la mia cultura e di sviluppare strumenti per essere cittadino consapevole e avere almeno la possibilità di esercitare la mia cittadinanza e difendere la mia dignità di uomo e lavoratore.
Vi ringrazio se darete voce a chi nel frastuono di un sistema ingarbugliato, non riesce a far sentire la sua voce.
Giovanni Micillo