Un bambino che sembra davvero avere a cuore il futuro del pianeta: si tratta di un piccolo, di soli otto anni, che è solito, quotidianamente, raccogliere l’immondizia lasciata per strada, con l’aiuto dei suoi genitori che assecondano questa sua “passione”.
Come riporta Il Corriere della Sera, il bambino sta passando una vera e propria “estate alternativa”. “Sto raccogliendo la spazzatura che le persone buttano per terra, agli angoli delle strade. Anche se in realtà la gente lascia i rifiuti anche nei giardini. Ieri ho raccolto tre bottiglioni di vetro vuoti, di quelli per il vino, sotto gli alberi. Io non so perché lo fanno, però non è giusto”, queste le sue parole.
La passione per la pulizia dell’ambiente circostante
La famiglia non riesce a ricordare quando sia scattata la scintilla a difesa dell’ambiente nel piccolo: “Ce l’ha sempre avuta credo – scherza il papà -. Era davvero piccolo, ancora sul passeggino, e indicava le cartacce o i rifiuti per terra”.
I genitori sono operai in due fabbriche del torinese, per cui capita spesso che “quando finiamo il turno ci chieda di andare a fare un giro per raccogliere la spazzatura. È un bambino molto sensibile”. Per cui capita di vederli spesso per la città o fuori paese con una carriola, a caricare ciò che trovano: bottiglie, mozziconi, copertoni, lattine. “Lo faccio per la natura. Perché le strade e i giardini sono più felici se sono puliti. Io ci rimango male quando vedo sporco in giro”, ha detto.
Il rapporto del bambino con i compagni di scuola
Risponde timidamente alla domanda perché preferisca passare l’estate con le mani nella spazzatura piuttosto che fare altro ma il tono della risposta è allo stesso modo stupito sul perché non lo facciano anche altre persone. Il bambino a settembre inizierà la quarta elementare ma “non ho mai raccontato di questa cosa ai miei compagni – spiega -, non so se i miei amici potrebbero capirmi che mi piace aiutare la natura. Non lo so, forse sì. Magari quando inizia la scuola provo a dirglielo”.
Probabilmente il ragazzino si preoccupa di essere considerato strano, o, ancora peggio, di essere vittima di bullismo a scuola a causa di ciò.