Oltre 750 partecipanti e 12 relatori per tre ore e mezzo di dibattito online: questi i numeri del quinto convegno del CPP (Centro PsicoPedagogico per l’educazione e la gestione del Conflitti), guidato da Daniele Novara, che celebra quest’anno il suo 35º anniversario di attività.
Scuola come comunità
“Un incontro utile anche per ritrovarsi, darsi la carica e riconoscersi come comunità di professionisti dell’educazione,” ha dichiarato Daniele Novara, pedagogista e autore di best seller, sottolineando il valore del convegno. “La scelta del mutuo insegnamento come argomento nasce dalla consapevolezza che l’educazione può cambiare il mondo e il mutuo insegnamento è la leva per scardinare i vecchi sistemi scolastici e offrire possibilità ed emancipazione.”
Mutuo insegnamento e libertà
Durante il suo intervento, Novara ha legato il concetto di mutuo insegnamento a quello di “libertà”: “Il lavoro scolastico basato su imposizioni non può funzionare, il punto deve essere la reciprocità. Dobbiamo rompere i confini delle classi, anche fisici, e liberare le risorse degli alunni. Andiamo fuori dalle classi chiuse e dogmatiche, facciamoli lavorare tra di loro con tutte le esperienze possibili. Facciamo respirare agli alunni la giusta libertà.”
Novara ha sottolineato come sia naturale per un alunno preferire l’interazione con i compagni rispetto a quella con l’insegnante: “L’insegnante può cogliere questa straordinaria possibilità favorendo tale processo e trasformandolo in un lavoro collettivo che permette di vivere l’esperienza scolastica con entusiasmo, sorpresa e curiosità. Non fossilizziamoci sulla scuola del passato, una cattiva scuola basata su ascolto e ancora ascolto, senza alcuna base scientifica. Serve trasformare gli alunni in protagonisti, non in spettatori. Non siamo a teatro!”
Scuola di lavoro, non di ascolto passivo
Il pedagogista ha poi concluso con una riflessione critica sull’attuale visione della scuola: “Pensare che la scuola sia l’ascolto dell’insegnante vuol dire non considerare la scuola un’istituzione scientifica, ma un parcheggio dove l’insegnante è visto semplicemente come una persona che sa parlare. La scuola che proponiamo è più impegnativa di quella attuale e sappiamo che i processi da mettere in campo sono faticosi. Ma ciò che deve fare la scuola è far lavorare gli alunni, non lasciarli abbandonati con lo sguardo catatonico!”
Il convegno si è rivelato un’occasione di confronto e di rinnovato impegno per una scuola che metta al centro l’interazione, la reciprocità e la crescita collettiva, in linea con la visione del Centro Psicopedagogico di Piacenza di un’educazione capace di trasformare il mondo.