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Inizio scuola, precari lontani da casa in difficoltà: “Lavorerò solo per pagare casa. Eliminare tassa di soggiorno per docenti”

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Sono giorni delicatissimi per il personale della scuola precario, tra nomine da Gps, algoritmi, reclutamento con la procedura straordinaria della mini call veloce. E tantissime sono le proteste di molti docenti, molti dei quali si trovano in una situazione di forte disagio, spesso a molti chilometri da casa.

Supplenti contro l’algoritmo

Ecco uno dei tanti che ha consegnato il suo sfogo ai social, come riporta La Repubblica: “A Bergamo sono arrivati a 30 punti con l’assegnazione delle cattedre. Io che ho 82,5 punti è come se non avessi mai inoltrato le preferenze, non era mai successo prima. Il vero problema è che ripartiranno con il secondo bollettino da 30 punti”. 

Ci sono aspiranti che lamentano di essere stati superati da docenti in posizione inferiore e/o con un punteggio inferiore. Si potrebbe trattare di docenti con diritto a riserva o a precedenza, ma spesso questo non si evince da nessuna parte. In molti se la prendono con l‘algoritmo: “Tutto è assurdo in questo tipo di sistema, siamo persone, esseri umani: non numeri e macchinari”, ha detto una docente.

Le testimonianze

Abbiamo parlato del caos che si è creato a Brescia. Qui, il 2 settembre, alcuni docenti si sono presentati puntuali nelle sedi assegnate (la convocazione è arrivata sabato sera), ma anziché firmare la presa di servizio sono stati rimandati a casa.

“Sono partita dalla Sicilia dopo avere ricevuto la cosiddetta ‘mini call veloce’ attraverso cui sono stati reclutati alcuni insegnanti di sostegno. Mi è stata assegnata una scuola sul lago di Garda. I prezzi degli alloggi qui però sono allucinanti. Ancora non ho trovato casa, sto pagando 100 euro a notte in un albergo. Purtroppo con la convocazione arrivata dall’oggi al domani non potevo fare diversamente, sono dovuta partire senza avere prima trovato una sistemazione”, ha detto una supplente a Il Corriere della Sera.

“Domani riparto per la Sicilia, poi tra due o tre giorni salgo di nuovo. Preferisco fare così anziché continuare a pagare l’albergo. A conti fatti questo scherzetto mi sta costando 2.500 euro in 10 giorni tra aereo, vitto e alloggio. Nel frattempo continuo a cercare casa ma in questa zona sotto i 600 euro più spese non si trova nulla. Questo significa che il prossimo anno lavorerò solo per pagare la casa. Ne vale la pena unicamente perché alla fine di questo anno dovrei entrare di ruolo, altrimenti non avrebbe senso”.

Tra i docenti che in poche ore hanno attraversato l’Italia ce n’è anche una partita dalla Puglia: “Ho fatto armi e bagagli dall’oggi al domani, ho salutato mia figlia e il mio compagno e sono partita. Qui però non ci sono appartamenti in affitto disponibili. Ho telefonato a tutti i convitti ma non ci sono posti. E quelli che ci sono costano troppo cari: chiedono 450 euro per una stanza con cucina e bagno in condivisione. Chiedono tre euro al giorno per 72 giorni, con rinnovo a partire da gennaio. Come fossimo turisti. Questa tassa di soggiorno dovrebbe essere eliminata almeno per i docenti”.

“Avendo già lavorato in questa zona avevo conoscenze e quindi ho trovato una sistemazione in un appartamento in condivisione. Tanti però invece stanno spendendo molti soldi in albergo”, ha concluso.