Una delle battute ricorrenti del conduttore e comico Pino Insegno, al timone del quiz “Reazione a Catena” su Rai1 riguarda da vicino l‘insegnamento della geografia a scuola e le docenti di questa disciplina. Il motivo? Molti concorrenti sbagliano, rispondendo alle varie domande del programma, clamorosamente quesiti di geografia.
Un esempio? Qualche giorno fa una concorrente ha detto che la capitale degli Stati Uniti è Los Angeles e non Washington. Da qui l’indignazione social. Insegno, non appena ha udito questa “gaffe” ha detto: “Ti prego, soltanto una volta, chiedo di indovinare una domanda di geografia. Le abbiamo perse, non sono parecchi milioni le prof di geografia”.
“Tanto le maestre di geografia non ci seguono più”
“Tanto le maestre di geografia non ci seguono più”, ha detto in una puntata precedente. “Ho una sola certezza in questa vita, Pino Insegno che ogni sera dopo la risposta del concorrente all’intesa vincente, giusta o sbagliata che sia, esclama: ‘Eh le professoresse di geografia che ci staranno guardando…’, ha scritto un’utente su X.
“Ha un grosso problema con la geografia, visto che ogni sera (letteralmente) deve fare battute sulla conoscenza di tale argomento. Ripetitivo e stancante lui in un gioco che nessuno deve vincere”, ha detto un’altra.
Troppe lacune geografiche?
Questi frequenti errori di geografia dimostrano che si tratta di una materia fin troppo bistrattata nelle nostre scuole? Di questo si è parlato anche dopo la gaffe su Times Square e Londra del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Le associazioni dei geografi a metà giugno hanno chiesto di “valorizzare l’insegnamento della cartografia come forma di accesso mediato alla conoscenza e quindi strumento didattico utile allo sviluppo di spirito critico”, di “incrementare la disponibilità di spazi (laboratori/aule di geografia, con adeguata, seppur minima, dotazione hardware -comprese carte geografiche, globi e atlanti- e software; spazi esterni) e tempi a favore di una didattica di carattere esperienziale, per superare definitivamente un approccio di tipo nozionistico/mnemonico”.
“Il fatto che la geografia sia sparita dai programmi è assurdo, vogliamo frenare questo decadimento è assurdo. Vogliamo eliminare la geostoria. Quindi ecco i punti su cui si basa la riforma: valorizzazione dell’identità nazionale, centralità di storia e geografia, riconoscimento del merito, tutela di materie umanistiche e di musica e arte e dell’educazione motoria, già dall’infanzia”, ha detto Paola Frassinetti, sottosegretaria all’Istruzione ed al Merito qualche mese fa in merito alla revisione delle Indicazioni Nazionali.
A gennaio scorso un insegnante di geografia in servizio in un istituto scolastico superiore statale di Roma ci ha scritto dicendoci che le lacune geografiche nella formazione degli studenti sono sempre più comuni. “Bisogna muoversi, se non vogliamo avere generazioni di nuovi schiavi informatici che chattano a mille all’ora tra una faccetta e l’altra, e non sanno trovare Napoli su una semplicissima carta geografica”, queste le sue parole.