Fu la Seconda Internazionale socialista del 1890 a promuovere in tutto il mondo la festa dei lavoratori il primo maggio e in Italia la festa si tiene dal 1891. S
Soppressa dal fascismo e fu ripristinata nel 1945.
Il primo maggio del 1947 duemila persone – soprattutto contadini – manifestarono contro il latifondismo a Portella della Ginestra, in provincia di Palermo. Un attacco armato, deciso dalla mafia con la complicità di chi era interessato a reprimere i tentativi di rivolta dei contadini, portò alla morte di 11 persone e al ferimento di altre 27. Il bandito Salvatore Giuliano fu identificato come il capo degli autori della strage, ma nel tempo si succederanno diverse ipotesi su chi potesse averlo sostenuto e aiutato. Le persone uccise a Portella della Ginestra si chiamavano Margherita Clesceri, Giorgio Cusenza, Giovanni Megna, Francesco Vicari, Vito Allotta, Serafino Lascari, Filippo Di Salvo, Giuseppe Di Maggio, Castrense Intravaia, Giovanni Grifò, Vincenza La Fata. Tre di loro avevano meno di 13 anni.
Nel 1948 le piazze diventano lo scenario della profonda spaccatura che, di lì a poco, porterà alla scissione sindacale. Bisognerà attendere il 1970 per vedere di nuovo i lavoratori di ogni tendenza politica celebrare uniti la loro festa.
Oggi un’unica grande manifestazione unitaria esaurisce il momento politico, mentre il concerto rock che da qualche anno Cgil, Cisl e Uil organizzano per i giovani sembra aderire perfettamente allo spirito del 1 maggio.
Tuttavia la Costituzione Italiana, che è la migliore del mondo, come troppi politici dicono, non è applicata proprio all’art. 1: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Ma ha ancora senso quando i rapporti sulla occupazione degli ultimi anni hanno decretato che l’Italia è in fondo alla classifica dei paesi Europei che sono in controtendenza con i tassi di disoccupazione?