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Crepet: “Influencer? Fanno un lavoro usurante, da schiavi. Milioni di giovani seguono gente che non fa altro che foto”

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Lo psichiatra Paolo Crepet, intervenuto a RadioRadio.it, ha parlato di lavoro, parlando in particolare del mestiere degli influencer. L’esperto si è detto amareggiato dal fatto che i modelli dei giovani, spesso, sono influencer che non fanno altro che mostrare la propria vita. Ecco cosa ha detto.

Influencer come Charlie Chaplin in fabbrica?

“Ci sono trenta milioni di giovani che seguono persone che non fanno altro che fotografarsi mentre fanno qualcosa. Io lo trovo terribile. A me non importa niente. Cominciamo a dire che l’influencer è un lavoro da schiavi”, ha esordito.

Ed ecco la sua analisi pungente: “Uno che fa questo tipo di mestiere non può permettersi di andare via e staccare da tutto per dieci giorni, si perdono followers. Devi essere continuamente presente, devi fare 20 reel al giorno altrimenti scompari. Che vita è? Possiamo definirlo a tutti gli effetti un nuovo lavoro usurante. Non è così diverso da ciò che faceva Charlie Chaplin 120 anni fa“.

Provocazione o realtà?

Si può davvero definire così? Si può paragonare il mestiere degli influencer ad un lavoro usurante? E il mestiere del docente? Oppure quella di Crepet si può vedere semplicemente come provocazione?

Crepet contro i “maestri influencer”

“Vorrei chiedere alle ragazze se qualcuno dei genitori gli domanda del loro futuro. Quale è il tuo sogno, cosa vuoi fare da grande, studiare o che? Temo l’influencer, dalle unghie lunghe. Un genitore deve fare domande, interessarsi, interrogarsi. Non lasciarle in balìa di maestri influencer”, aveva detto Crepet qualche mese fa.

Ed ecco, inoltre, un attacco ai genitori: “Bisogna capire cosa vuol dire ormai normalità. Non vedo bene il futuro di questi giovani, non perché una volta presa una strada non possano tornare sui loro passi, ma cosa hanno davvero in mente, quali obiettivi? Ogni giorno vedo un mondo di giovani di cui mi fido poco. Il vero problema, ripeto sono i genitori di questi ragazzi. I peggiori della storia in assoluto, la generazione meno capace di educare. Non dicono no, neanche se si ammazzano”.