Home Attualità Registro elettronico, per Morelli è una follia. Crepet provoca: “Entrate a scuola,...

Registro elettronico, per Morelli è una follia. Crepet provoca: “Entrate a scuola, distruggetela, prendete in ostaggio i prof”

CONDIVIDI

Lo psichiatra Paolo Crepet ha, ancora una volta, detto la sua in maniera molto provocatoria sul registro elettronico, come si vede in un video da lui pubblicato su Facebook. Lo stesso ha fatto lo psichiatra e psicoterapeuta Raffaele Morelli a La Repubblica.

“Certo, perché bisogna intervenire, è la terza volta che lo interrogano”

“Voi volete sapere a che ora è stata interrogata Giulia. E questo ‘Din’ arriva sul telefono della mamma, del papà, della nonna, dell’amico del papà che guarda caso è un avvocato. Certo, perché bisogna intervenire, è la terza volta che lo interrogano. Certo, entrate dentro la scuola. Distruggetela. Prendete in ostaggio tutti i professori. Dovesse venir su un ribelle, ma scherziamo? Noi vogliamo dei conservatori”, questo lo stralcio di un intervento di Crepet dal vivo al suo pubblico.

“I ragazzi non possono più bigiare”

“Il registro elettronico è una vera follia — spiega Morelli — I ragazzi non possono più bigiare, marinare le lezioni, assumendosene la responsabilità. I suicidi sono aumentati del 500% e gli atti di autolesionismo sono in crescita. Ma che i genitori partecipino a tutto questo è gravissimo”.

“Non ci fidiamo”

Crepet ha parlato già del registro elettronico: “Registro elettronico? Modo con cui noi adulti diciamo ai ragazzi che non ci fidiamo di loro e quindi prendiamo il controllo. Assomiglia alla vocazione idiota dei genitori che vogliono geolocalizzare i propri figli. I ragazzi devono poter trasgredire, col diritto di andare a scuola non preparato. L’ho fatto mille volte, volevo capire i miei limiti. I docenti lo capivano dopo cinque minuti e quindi c’erano delle conseguenze. Questa app demenziale è l’anticamera del ricorso al Tar”.

E, su un‘eventuale introduzione delle divise nelle scuole: “Ragazzi così tutti uguali? No, la divisa non copre le scarpe, che possono dire molto sulla provenienza sociale. Questa ipocrisia non la capisco, noi non siamo uguali. Siamo unici. Neutralizzare questa unicità è tempo perso”, ha concluso.