Home Personale Camminare aiuta gli insegnanti. Consigli semiseri per l’inizio del nuovo anno scolastico

Camminare aiuta gli insegnanti. Consigli semiseri per l’inizio del nuovo anno scolastico

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Cammina ché ti passa. Camminare fa bene al cuore, in senso figurato e concreto. E soltanto Dio sa quanto gli insegnanti italiani hanno bisogno di curare il proprio cuore. Le malattie cardiovascolari, infatti, sono frequenti tra i docenti. Non a caso.

Si pensi solo al rumore che un docente sopporta ogni giorno dei propri 43 anni di servizio (con un’età pensionabile così alta che par fatta apposta per non farci arrivare vivo nessuno). A volte i docenti sono esposti ad una rumorosità di 110 decibel (quanto il fracasso di una motosega a un metro di distanza, più di quello di una discoteca). Eppure l’art. 189 del D.lgs. 81/2008 (Testo Unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro) fissa il limite massimo sopportabile a 87 decibel (come il rumore di un fischietto o di un urlo)!

Il rumore non danneggia solo l’udito (molti insegnanti si ritrovano apparato uditivo e corde vocali fuori uso), ma anche sistema nervoso e cardiocircolatorio.

Se il lavoro dei docenti consiste ormai nel rendicontare

Ciò non cale ai tanti soloni, che si accorgono dei docenti solo quando questi riposano o sono in vacanza. “Bella la vita del professore, eh?”, ti senti dire in quei (sempre più rari) momenti. Parole che non contribuiscono alla salute del cuore né della psiche.

Così come non fa bene il rumore, infatti, le continue calunnie diffuse tra la popolazione italiana contro i docenti hanno creato nella scuole un clima di continua tensione. Chi insegna è oberato dalla burocrazia, consistente in gran parte nel continuo bisogno di rendicontare, dimostrare il proprio impegno, produrre le prove del proprio zelo nel far tutto il proprio dovere (e anche di più) pur di promuovere Pierino. Se poi Pierino va proprio bocciato, il prof medio deve spesso sottostare alle domande sospettose del dirigente scolastico, che non ci sta a ritrovarsi contro “l’utenza”, ovvero i genitori di Pierino.

Dissonanze cognitive (e stonature propagandistiche)

In un Paese il cui ministero dell’istruzione di turno si vanta ogni anno che all’esame di Stato la percentuale dei promossi è il 99,9%, i pochi insegnanti controcorrente son malvisti, e lo sanno. L’adeguarsi obtorto collo o il non adeguarsi affatto generano comunque stress, tensione, esaurimento delle proprie forze. Un nervosismo che non fa certo bene al cuore.

Qualcuno combatte il senso di oppressione — che inequivocabilmente avverte — con la dissonanza cognitiva: sì, va bene, Pierino è un discolo matricolato, e i suoi genitori mi hanno anche minacciato; inoltre, se avessi contribuito a bocciarlo il dirigente me l’avrebbe fatta pagare; ma in fondo Pierino è un simpatico mariuolo, e anche il sapersela cavare, come fa lui, è una competenza; dunque, in base alla “didattica per competenze”, abbiamo fatto bene a promuoverlo.

Cambiare i presupposti per sentirsi coerenti

Altri, invece, combatte l’iperaffaticamento — che da queste contraddizioni è aggravato — con la consonanza cognitiva e, per sentirsi coerente, cambia i presupposti: è giusto promuovere tutti, non perché il potere oggi in Italia vuole così, ma perché non bisogna discriminare nessuno, in quanto siamo democratici e non selettivi; inoltre non bisogna confondere i comportamenti arroganti e violenti di Pierino con la sua preparazione didattica e, se anche questa è scarsa, è perché Pierino è una vittima del sistema; quindi anche Pierino va promosso. E tutti sono felici.

Tra istrici e campi di concentrazione: gli svarioni dei maturandi

Salvo poi meravigliarsi quando si leggono i sontuosi sfondoni dei maturandi qua e là per lo Stivale: tipo «l’Italia nel 1918 conquistò il Trentino e l’Istrice»; o i balilla definiti “Barilla”; o «l’Italia tra 1939 e 1945 era sotto l’influenza comunista»; o ancora, «i nazisti deportavano gli ebrei nei campi di “concentrazione”».

Ignoranza oramai talmente tragicomica, da surclassare persino la fantasia di un Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio (in arte Totò).

Meglio camminare, rinunciando al divano e all’automobile

Arrovellarsi per tutto ciò? Seneca e Marco Aurelio ci avrebbero stoicamente ricordato che non ne vale la pena, perché ognuno deve fare il proprio dovere, senza darsi pensiero di ciò che non può cambiare.

Dunque, per aiutare il cuore affaticato, meglio camminare. Tre chilometri al giorno, di buon passo, aiutano anche l’apparato muscolo-scheletrico, combattendo le patologie vertebrali (frequenti tra i docenti) e riducendone le sofferenze. Ma soprattutto cuore e circolazione ne beneficiano. I muscoli delle gambe, comprimendo le vene, spingono in alto il sangue e ne riempiono maggiormente il cuore, che batte più veloce. Arterie e capillari si dilatano. I muscoli consumano più zuccheri e più colesterolo, il quale non si depositerà quindi sulle pareti dei vasi sanguigni. La pressione del sangue diminuisce, e con essa la possibilità di un infarto.

Gli effetti benefici però durano al massimo 36 ore: quindi bisogna camminare tutti i giorni. E magari nuotare due o tre volte alla settimana. Lo ricordino i tanti sedentari, nonché i campioni olimpionici di divano e sedile dell’automobile. Soprattutto se insegnano.

Poltrire, camminare o impegnarsi per cambiare tutto?

Comunque, un’alternativa per aiutare il proprio cuore in una situazione difficile come quella della Scuola (dopo 40 anni di “riforme” che l’hanno stravolta) ci sarebbe: quella di studiare quali partiti l’hanno ridotta così (tornando ad occuparsi attivamente di politica); e quella di studiare quali sindacati hanno firmato tutti i meravigliosi contratti dell’ultimo trentennio per conto dei lavoratori della Scuola italiani — che grazie a quei contratti sono oggi i più poveri dell’occidente civilizzato — per poi tornare a sindacalizzarsi, ma in sindacati veri.

Però questa è un’altra storia, e richiede — forse — sforzi che i più ritengono eccessivi, benché più soddisfacenti dell’esercizio fisico. Per il momento, almeno, quindi, camminare! Male non fa.