Home Politica scolastica Chiuse 582 scuole statali nel quinquennio

Chiuse 582 scuole statali nel quinquennio

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La denatalità, unita agli accorpamenti delle scuole anche fra istituti di comuni diversi, ha messo in moto un meccanismo pericoloso che, se entrerà pure l’autonomia differenziata coi suoi meccanismi sganciati da una visione complessiva statale, stravolgerà la geografia della scuola pubblica italiana.

Infatti, secondo lo studio elaborato da Tuttoscuola e attinto direttamente dell’Ufficio statistica del Ministero dell’Istruzione e del Merito, “l’anno scolastico appena iniziato conta 245 scuole statali in meno, che si aggiungono alle 337 chiuse nel quadriennio precedente”.

La scuola pubblica italiana dunque, dopo il grande sviluppo avuto dai primi anni Sessanta del Novecento fino al fine secolo, si sgretola e non solo nelle strutture fisiche ma anche nei numeri dei suoi fruitori: alunni e docenti.

Infatti, stando ai dati forniti dal ministero, in questo nuovo anno la scuola dell’infanzia perde altre 64 scuole, la primaria 72 e 110 la secondaria di I grado.

Resiste la secondaria di II grado che addirittura conquista un istituto. 

Nel dettaglio tuttavia a venire meno sono le sedi fisiche e non i soggetti giuridici rappresentati dal dirigente scolastico, con l’ufficio di presidenza e la segreteria amministrativa, che raggruppano più sedi. 

Dunque a ridursi sono i posti di presidi e del personale amministrativo, venendo appunto a mancare gli edifici adibiti al servizio scolastico.

Infine, negli ultimi dieci anni, ha elaborato Tuttoscuola, basandosi sempre sui dati forniti dal Ministero,  in Italia sono state chiuse oltre 2.600 scuole dell’infanzia e della primaria, per cui è probabile che nei prossimi cinque anni ne chiuderanno almeno altre 1.200 comprese le paritarie. 

Ciò, come abbiamo già detto, è dovuto al calo demografico, considerato che fra dieci anni dai 7,4 milioni di studenti del 2021 si scenderà a poco più di sei milioni, al ritmo di 110-120.000 ragazzi in meno ogni anno.Sicuramente, se per un verso questo calo dà ampie riflessioni non positive sul futuro della istruzione italiana, dall’altro appare opportuno puntare su un diverso approccio istituzionale e normativo per mettere a frutto questa negatività a vantaggio della nostra scuola.