Ciascun alunno è diverso dall’altro e può essere enormemente aiutato se la scuola si predispone in partenza per far fronte a tale ricchezza di diversità. Del resto, come giudicheremmo un negozio di abbigliamento che propone i vestiti più diversi (per stile, colore o forma), ma tutti di una stessa identica taglia? VAI AL CORSO
Il rischio è che la scuola, per quanto si ingegni di proporre offerte di alta qualità, comunque tende ad offrire, nella sua strutturazione “mono-curricolare”, le stesse cose, e pressoché nello stesso modo, a studenti che hanno invece intelligenze, stili di apprendimento, interessi, motivazioni di base e bisogni formativi inevitabilmente diversi fra loro. Ciascuno ha inoltre una esigenza, tutta personale, di sviluppare il proprio potenziale (cognitivo, socioemotivo, valoriale, spirituale, persino fisico), che non è uguale a quello degli altri compagni.
Si tratta insomma non di imporre “taglie” didattiche predefinite a persone con caratteristiche differenti, ma di provare a cucire, nei limiti del possibile, un abito didattico su misura per ciascun alunno. Ed eccoci al concetto di personalizzazione. Ben più che un metodo: è un vero e proprio paradigma didattico-educativo, un modo totalmente diverso di impostare la didattica quotidiana.
Un esempio di personalizzazione in atto (a parte i PDP previsti per gli alunni con DSA o con i vari tipi di svantaggio) lo offrono senz’altro i percorsi multidisciplinari che gli studenti strutturano a fine ciclo: sia pure col supporto dell’insegnante, quando necessario, l’alunno sceglie autonomamente un proprio percorso di approfondimento; sceglie anche come impostarlo, quali collegamenti effettuare, come presentarlo. Tutto, sulla base dei propri interessi ed esigenze, a partire da quanto ha studiato a scuola e acquisito attraverso altri contesti di vita.
Personalizzare in modo regolare, però, non è affatto facile, perché l’insegnante in classe è uno solo e non è semplice diversificare le attività (o perfino i percorsi) oltre un certo limite.
La tecnologia, tuttavia, può aiutare enormemente. Pensiamo a più alunni che, comunque sotto la supervisione dell’insegnante, col supporto di un tablet o di un computer e, oggi in modo particolare, con l’ausilio dell’intelligenza artificiale generativa, possono affrontare in classe uno stesso tema o compito di apprendimento, ma sotto angolature diverse, seguendo percorsi di sviluppo ed effettuando collegamenti diversi, ponendo al dispositivo specifiche domande di chiarimento su quanto stanno studiando.
Un esempio di attività (ipotesi: classe prima di una secondaria di primo grado):
Mario Rossi. Ha studiato, ma non ha ancora compreso pienamente cos’è l’indiretto libero, una tecnica espressiva usata da diversi scrittori, ad esempio Giovanni Verga, per rendere più efficace la narrazione. Ecco i prompt, cioè le richieste, che pone al chatbot di intelligenza artificiale generativa:
a) Mi fai un esempio di indiretto libero?
b) Me ne fai ora uno preso dalla letteratura italiana?
c) Mi spieghi qual è la differenza col discorso diretto e con quello indiretto? Mi fai uno schema semplice di questa differenza?
d) Quando posso usare l’indiretto libero? Mi fai un esempio di contesto in cui posso usarlo?
e) Si usa spesso nella letteratura?
f) Qui c’è una frase di Giovanni Verga: “…” Perché questo è un esempio di indiretto libero? Come avrebbe potuto scrivere Verga se avesse voluto trasformarlo in discorso diretto o indiretto?
Vediamo invece il caso di Anna Bianchi. Lei ha studiato e, invece, ha compreso l’indiretto libero, ma vuole capire meglio come funziona e come può essere applicato in contesti reali di comunicazione.
a) Mi fai esempi di indiretto libero applicati al contesto e al linguaggio giovanile?
b) Mi indichi autori della letteratura italiana che hanno usato in modo costante l’indiretto libero?
c) Perché viene usato l’indiretto libero, quali sono i suoi vantaggi dal punto di vista espressivo?
d) Mi crei una presentazione digitale, con immagini e una buona grafica, sulla differenza fra discorso diretto, indiretto e indiretto libero?
e) Puoi elaborare una immagine che rappresenti l’indiretto libero?
f) Mi interessa molto la comunicazione e un giorno vorrei lavorare come giornalista. I giornalisti usano l’indiretto libero? E se sì, fanno bene ad usarlo, secondo te?
Si provi a testare un dispositivo di IA su questi quesiti (o su altri) e si vedrà quali risposte e contributi differenziati possono arrivare a vantaggio dei due (o più) alunni.
Si arriverà ad attuare presto una didattica personalizzata? C’è da dubitarne. I tempi di una sua regolare e diffusa attuazione saranno ancora lunghi. Ma il percorso in quella direzione pare ormai irreversibilmente avviato, anche nella scuola italiana.
Anche grazie alle nuove tecnologie.
Il corso
Su questi argomenti il corso Personalizzazione educativa con l’intelligenza artificiale generativa, in programma dal 4 ottobre, a cura di Giovanni Morello.
Il corso proposto intende presentare esempi concreti di percorsi didattici personalizzati di apprendimento attraverso l’IA generativa, anche su argomenti sviluppati insieme con la classe. I dispositivi utilizzabili in tal senso (da Chat-GPT a Gemini, da Copilot a Grok a Perplexity) sono ormai svariati e presentano alcune differenze interessanti, che l’insegnante può sfruttare a fini didattici.
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