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Caterina Balivo: “A scuola ero un disastro, i prof mi hanno salvata. Se oggi parlo in tv è grazie a loro, i docenti vanno trattati bene”

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Nella puntata di ieri sera de “La Fisica dell’Amore“, programma di Rai2 condotto dal docente di fisica Vincenzo Schettini, noto volto del progetto La Fisica Che Ci Piace, è stata ospite, oltre allattore Massimo Lopez, la conduttrice Caterina Balivo.

La 44enne ha raccontato il suo percorso di rinascita da una carriera scolastica iniziata in malo modo, grazie ai suoi docenti: “Alle elementari ero un disastro, non capivo niente. Prima media, peggio che mai. Io soffrivo che andavo male a scuola, leggevo e non capivo. Io sono una competitiva quindi per me era proprio una tragedia”, ha esordito.

Per fortuna tutto è proseguito per il meglio: “Avendo due genitori insegnanti non controllavano mai i compiti, non mi chiedevano se li avessi fatti. Mi dicevano ‘non va bene? Non fa niente, migliorerà’. E in effetti è andata così, grazie a docenti meravigliosi. E sentivo proprio quella sensazione del passaggio: mi meravigliavo di essere presente in classe, andando meglio”.

Caterina Balivo e le parole per i suoi insegnanti

Ed ecco il ringraziamento ai suoi insegnanti: “Se non avessi incontrato quegli insegnanti, io mi sarei sentita per tutto il percorso fallita, probabilmente non avrei scelto il liceo classico, non avrei fatto l’Università mentre lavoravo. Senza di loro non sarei andata da nessuna parte. Ora ogni giorno leggo un copione di 40 pagine senza fatica, divoro libri e mi piace, non sbaglio più le finali, quando sono stanca sì”, ha detto con ironia.

“Grazie ai docenti, mi avete salvata. Se oggi parlo in televisione e non tremo più come quando leggevo in classe è grazie a voi. Per questo i professori vanno trattati bene: io mi arrabbio quando vedo che c’è una maleducazione nei loro confronti, non si fa”, ha concluso Balivo.

Massimo Lopez e i traumi

Purtroppo Massimo Lopez ha svelato invece qualcosa di davvero spiacevole: “La mia carriera a scuola non è stata brillantissima. Ero molto timido e attento, impaurito, forse perché a scuola i professori alzavano anche le mani se qualcosa non andava bene. Per questo ho trattenuto per la vita questo trauma dello schiaffo e delle bacchettate”.

“A casa non si diceva, perché se erano adulti voleva dire che avevano ragione. Ho avuto un po’ di paura verso i professori. Ero molto timido, e poi si creava la competizione con gli altri. Avevo il sogno di fare l’attore e lo dicevo anche a scuola. Quando nelle interrogazioni capitava che mi bloccavo mi dicevano ‘beh, questo vuole fare l’attore e non sa neanche parlare’. Mi ha aiutato lo spettacolo, il teatro”, ha concluso, con gli occhi lucidi.