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Si diploma nel 2020 e insegna a 24 anni: “Essere giovani è una fortuna, significa potersi interfacciare meglio con i ragazzi”

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Ancora una storia relativa a ragazzi giovanissimi diventati docenti: stavolta parliamo di un 24enne del milanese che, come riporta Il Cittadino, è stato assunto in una scuola ed è stato addirittura scambiato per uno studente.

Avendo solo il diploma e non la laurea il giovane insegna in laboratorio. Ecco le sue parole: “Mi sono diplomato nel 2020 in informatica e telecomunicazioni. Ho lavorato in una multinazionale, ho partecipato al concorso, ho fatto tre esami, lo scritto, il pratico e l’orale. Sono arrivato 60esimo su 3mila (i vincitori sono stati 101), adesso insegno in laboratorio, in particolare informatica ed economia aziendale, a fianco del professore di materia. Ho 18 ore di insegnamento e 7 classi. Sono contentissimo. Mi ero preparato bene. Le prove non erano semplici, ma su argomenti che avevo trattato anche alle superiori”.

Il giovane docente è grato ai colleghi

“Essere giovani è una fortuna – spiega il docente -, significa potersi interfacciare meglio con i ragazzi, sempre nel rispetto dei ruoli. Il primo giorno ero agitato, ma il professore di materia mi ha sostenuto. Il preside e i suoi collaboratori e sono stati molto gentili con me, mi hanno fatto sentire a mio agio”.

Il giovane, quando si è presentato per firmare il contratto, è stato scambiato inizialmente per uno studente. “Le persone cercavano di dissuadermi. ‘Perché fai il concorso che è impegnativo e non serve a nulla?’, mi dicevano. Invece no, fare il concorso è servito”, ha concluso.

“Noi docenti giovani focalizzati più sul rispetto umano che sulle regole”

Non è il primo docente giovane che dice qualcosa del genere. Qualche giorno fa un ragazzo di 27 anni, salito in cattedra da poco, ha dichiarato: “Mi sembra che la nostra generazione di insegnanti sia più focalizzata sul rispetto umano che su quello delle regole, c’è più empatia verso i ragazzi”, queste le sue parole.

Ma quanto è facile stare in cattedra di fronte a “quasi” coetanei? “Mi vedono più disponibile al confronto, e per questo mi rispettano. Faccio un esempio: appena sono entrato in classe hanno messo tutti spontaneamente i telefoni sul banco, io gli ho detto che non era necessario, mi bastava che non li usassero. Ed effettivamente così è stato, hanno apprezzato la libertà di scelta che gli ho dato. È più difficile fare breccia sui genitori invece. Penso che la cosa più bella dell’insegnamento sia poter trasmettere positività”, ha detto.