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A che serve iscriversi a lettere classiche? La replica di Edoardo Prati: “Come se si dovesse avere coraggio ad essere sé stessi”

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Nella puntata di ieri di “Che Tempo Che Fa“, programma di Fabio Fazio in onda sul Nove, è intervenuto il giovanissimo umanista e influencer culturale Edoardo Prati, che ha parlato di scuola e della sua passione per le lettere classiche.

“La scuola è il luogo sacro della disubbidienza verso di sé”

Ecco come ha esordito lo studente: “La scuola è il luogo sacro della disubbidienza verso di sé. Ti offre costantemente la possibilità di essere il contrario di quello che eri prima. Questo è un diritto, che uno un giorno possa essere un attore, un giorno un matematico, un altro un pescatore: questo la scuola te lo dà”.

Qui Fazio ha commentato: “Questo è in controtendenza. Mi pare che le linee guida attuali siano di grande ubbidienza”. Ecco la risposta di Prati: “C’è questa furia di definirsi, di essere un qualcosa di unitario che in realtà non si è, siamo forse più stratificazione”.

“Uno in terza superiore deve essere vittima già del possibile lavoro causato dalla possibile Università”

Poi l’umanista ha parlato di coloro che gli chiedono perché si sia iscritto a lettere classiche e, soprattutto, a cosa possa servire. “Il servire è il primo punto, il secondo è il coraggio, come se si dovesse avere coraggio ad essere sé stessi. ‘Non hai paura di non avere lavoro?’. C’è qualcosa che non va. Gli anni della scuola sono gli anni della costruzione dell’individuo. Uno in terza superiore deve essere vittima già del possibile lavoro causato dalla possibile Università. Forse bisogna recuperare la dimensione del soggetto che agisce la sua vita”.

“Il classico ha la peculiarità di cambiare nel tempo. La fraintenbilità è un elemento importantissimo del classico mentre invece noi oggi tendiamo a spiegare molto, iniziando da noi stessi. Io ho dovuto definire che cosa sono, non basta più essere”, ha aggiunto.