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Halloween e Festa dei Defunti, come parlare di morte agli alunni? No a tabù e bugie a fin di bene, sì a dialogo ed empatia

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Il mese di ottobre si chiude con la Festa di Halloween seguita due giorni dopo dalla commemorazione dei Morti, due festività dedicate ai defunti. Ma come vivono i bambini il tema della morte? Ecco cosa ne pensa l’esperta.

“La percezione della morte cambia notevolmente in base all’età” afferma Giovanna Giacomini, pedagogista, formatrice, e ideatrice di Scuole Felici, specializzata in Death Education con un master in Consapevolezza del Vivere e Morire. “I bambini dai 0 ai 6 anni non comprendono il concetto di morte perché è astratto e, proprio da un punto di vista cognitivo, non hanno ancora sviluppato la capacità di astrazione, sono molto concreti. Vivono il qui e ora. È fondamentale non caricarli di aspettative irrealistiche, come dire che chi non c’è più stia semplicemente dormendo o sia andato in un altro posto. Questo può portare i bambini a pensare che ci sarà un ritorno o che qualcosa cambierà. Inoltre, i piccoli non hanno una chiara percezione del tempo e possono interpretare la morte come qualcosa che succede ora, senza comprendere che è definitiva. Potrebbero chiedere quando quella persona o quell’animale torneranno a casa, e questo è normale. È cruciale spiegare e ricordare loro che la morte fisica è un concetto permanente, sebbene difficile da assimilare in questa età”.

Le varie fasi

In questa prima fase di vita il bambino è come una spugna e assorbe le emozioni degli altri. Il primo passo da fare è metterli nella condizione di vivere in un ambiente sereno. È importante che abbiano adulti di riferimento capaci di affrontare una perdita con serenità e consapevolezza. Gli adulti devono gestire le proprie emozioni con attenzione e condividerle in modo appropriato per fornire un esempio positivo ai più piccoli.

I bambini in età scolare, dai 6 anni in su, iniziano a comprendere il concetto di morte. È chiaro che se il bambino non ha ancora avuto nessuna esperienza con la morte, di un animale domestico o una persona cara, può considerarla un fenomeno poco tangibile. “In questa fase, le emozioni degli adulti possono influenzare notevolmente le loro paure e preoccupazioni. I bambini potrebbero sviluppare paure legate alla perdita dei genitori o della loro stessa vita. È importante che gli adulti affrontino la morte come un processo naturale con stadi ed evoluzione, evitando di trasmettere ansie irrazionali” spiega la pedagogista.

I preadolescenti e gli adolescenti comprendono la morte come parte inevitabile della vita, sono consapevoli che prima o dopo accadrà. Durante questo periodo possono porre domande complesse e confrontarsi gli uni con gli altri su questo tema. Ben vengano queste discussioni tra pari e con la famiglia, è giusto che ci siano. Gli adolescenti, in particolare, possono affrontare la morte come una sfida, partecipando a comportamenti estremi come forma di esorcizzazione. È un modo per loro di affrontare la morte e sviluppare un rapporto sano con la vita. Un passaggio necessario per diventare adulti.

Per Giovanna Giacomini introdurre il concetto di morte sin dalla prima infanzia è necessario: “L’educazione alla morte, o Death Education, è molto diffusa ad esempio nel nord Europa dove rientra a pieno titolo nella più ampia educazione alla vita. Nel nostro paese è considerato tetro, tendiamo a tenere ben lontano il mondo dei bambini e il tema della morte. Riuscire a pensare all’educazione alla morte nella sua accezione più ampia, quella dell’educazione alla vita, può facilitare la comprensione. Parlare di cicli naturali come le stagioni o la trasformazione degli insetti aiuta i bambini a vedere la morte come una parte del cambiamento, piuttosto che come qualcosa di spaventoso. Osservare la natura, dove il concetto di morte è implicito, aiuta a comprendere anche la fine di qualcosa. Per i bambini la vita è come la natura, non percepiscono le cose come gli adulti, per loro è bellezza, meraviglia e scoperta. La morte di una pianta o di un insetto, non è vissuta con ansia, preoccupazione o tristezza, è semplicemente una cosa che succede”.

Educare i bambini alla morte è essenziale per il loro sviluppo emotivo e psicologico. Comprendere il ciclo naturale della vita aiuta i piccoli a percepire ogni momento con la giusta dignità. Non esistono momenti intrinsecamente migliori o peggiori: siamo noi a caricarli di significato ed emozioni. Se i bambini vengono introdotti fin da piccoli a una visione contemplativa della vita e della morte, saranno meglio equipaggiati per affrontare le loro emozioni, siano esse positive o negative. È fondamentale che gli adulti non giudichino queste emozioni, ma che incoraggino una comprensione sana dei sentimenti di tristezza, paura e altri stati emotivi. La negazione di emozioni ritenute negative non è una soluzione: il bambino deve confrontarsi con la realtà emotiva per crescere in modo equilibrato. Affrontare il tema della morte in modo delicato e appropriato fin dall’inizio aiuta i bambini a sviluppare empatia, a maturare emotivamente e a elaborare il lutto in modo più sano.

Come educare ad affrontare la morte?

Familiarizzare con la morte

La prima cosa da fare, giacché adulti, è familiarizzare con la morte. Non si può prescindere da questo altrimenti tutto il resto sarebbe semplicemente un esercizio di stile poco veritiero. L’adulto deve fare delle riflessioni, capire qual è il proprio rapporto con la morte, quali sono i pensieri, le emozioni e le paure.

Parlare in modo onesto e sincero

Parlare della morte in modo onesto e sincero è essenziale per evitare che diventi un tabù. Ignorare la morte o evitarne la discussione può farla apparire come qualcosa d’innaturale o da nascondere. Nella società odierna, sempre più concentrata sull’estetica e sull’immagine perfetta, le emozioni legate al lutto vengono spesso considerate inappropriate. Tuttavia, è fondamentale affrontare il tema con autenticità, specialmente con i bambini. Spesso si pensa erroneamente che i bambini debbano essere protetti dalla realtà della morte. Tuttavia, parlarne è un passo cruciale per aiutarli a comprenderla.

Ogni età richiede un linguaggio adeguato, ma deve sempre essere autentico e sincero, carico di verità. No a eufemismi che potrebbero confondere, come “è andato a dormire per sempre, è partito per un viaggio o è salito in cielo”. Con i bambini è importante utilizzare frasi e concetti semplici. Spiegare che quando una persona o un animale muoiono, il loro corpo smette di funzionare e non possiamo più vederli. La sincerità serve a non creare confusione nel bambino che, soprattutto quando molto piccolo, interpreta tutto alla lettera. Dire a un bambino che il suo cane è andato a dormire viene interpretato esattamente così e questo può disorientarlo dando origine a paure irrazionali, come ad esempio la paura di addormentarsi oppure la paura di vedere andare a dormire mamma e papà.

È importante utilizzare la parola “morte” che di per sé non ha un’eccezione negativa, non è una parola brutta, sono le connotazioni che le attribuiamo a fare la differenza. Le parole non nascono brutte, ma servono semplicemente per spiegare una situazione. Parlare della morte con chiarezza e senza drammatizzare è essenziale per aiutare i bambini a elaborare il lutto e a comprendere la realtà in modo sereno.

Educare al ricordo

Ogni famiglia ha le sue tradizioni e tutti i nostri cari ci rimangono vicini grazie al grande potere della memoria. Spostare quindi l’attenzione sul tema del ricordo è molto bello e utile. Il ricordo è ciò che abbiamo di più prezioso e va coltivato con gentilezza.

Mantenere la naturalezza senza sottovalutare le emozioni

Non bisogna sforzarsi di essere diversi da quello che si è, non forzare un comportamento o un atteggiamento. Affrontare la morte, discuterne come un qualsiasi altro argomento, aiuta a normalizzare il tema. Tuttavia è importante non sdrammatizzare le emozioni del bambino. La tristezza ha una sua dignità di esistere e le persone vanno lasciate libere di provarla per il tempo che vogliono. Non esistono regole, non c’è un tempo giusto, esiste solo l’emozione da vivere.

Essere empatici

Mantenere un atteggiamento disponibile. Se un bambino fa domande, e le farà spesso, è importante rispondere ogni volta con pazienza e comprensione, senza nascondere la verità. Il dialogo aiuta l’elaborazione. E naturalmente offrire conforto che di solito nel lutto è assenza di grandi discorsi ma presenza fisica. Bambini e adulti non hanno bisogno di avere accanto persone che diano continue spiegazioni, che cerchino di rassicurarli, questo sarebbe solo un’ulteriore fonte di stress. La vera rassicurazione deriva dalla presenza empatica e dal sostegno sincero, non da un modello predefinito su come si dovrebbe vivere la morte.

Utilizzare libri e albi illustrati

Esistono molti libri per bambini che trattano il tema della morte in modo sensibile. Questi possono essere strumenti utili per avviare la conversazione e fornire un punto di riferimento visivo e narrativo.

Coinvolgere i bambini nei riti funerari

Partecipare ai rituali di addio, come un funerale o una commemorazione, può aiutare i bambini a comprendere il concetto di chiusura e a elaborare il lutto, è l’unico momento in cui viene esorcizzata la paura della morte che diventa un fatto collettivo, un rituale da vivere insieme attraverso il quale elaborare le emozioni grazie al supporto degli altri. Non evitiamo le situazioni di lutto.

Includere il gioco e l’arte

L’elaborazione del lutto, soprattutto nei bambini, è non verbale. Attraverso il gioco, il bambino mette in scena la situazione e le emozioni che sta vivendo. Lasciare che il bambino le possa esprimere attraverso il gioco, incoraggiarlo e non intervenire eccessivamente. Stesso discorso vale per l’arte che ha il grande privilegio di essere un linguaggio non verbale. Attraverso il disegno, ad esempio, il bambino mette nero su bianco le proprie emozioni.