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Ragazzo suicida a Senigallia, Crepet: “Spero che le famiglie dei presunti bulli non minimizzino quanto successo”

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Sul caso del suicidio del quindicenne di Senigallia, che si è tolto la vita dopo essere stato, per giorni, vittima di bullismo a scuola, è intervenuto anche lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet, come riporta Il Corriere della Sera.

Bullismo, casi aumentati? Per Crepet non è così

Ecco la sua risposta a chi dice che c’è, al momento, una vera e propria escalation di casi di violenza tra giovani: “No, non si tratta di un’epidemia, ma piuttosto di casi isolati che si ripetono. Ogni episodio deve essere contestualizzato e analizzato singolarmente. Il bullismo, simile al mobbing, esiste nella società da molto prima dell’era digitale ed è una forma di violenza. Non siamo nuovi a situazioni in cui individui considerati più forti aggrediscono quelli più vulnerabili o in difficoltà. Si tratta di un fenomeno intrinsecamente umano, purtroppo. Oggi, queste dinamiche sono ulteriormente complicate dalla presenza del digitale”.

Come prevenire episodi di bullismo?

Come prevenire episodi del genere? Ecco l’opinione dell’esperto: “È cruciale che la vittima si confidi con i genitori, ed è proprio questo un aspetto fondamentale. È essenziale incoraggiare i giovani a parlare ogni volta che si sentono vittime di bullismo, affinché i genitori possano agire. Non bisogna pensare che, essendo accaduto una sola volta, non si ripeterà. Purtroppo, in molti casi accade il contrario”.

“A questo punto spero che le famiglie dei presunti bulli non minimizzino quanto successo”, ha concluso.

L’intervento di Valditara

Come riporta Il Messaggeronella scuola frequentata dal giovane sono arrivati gli ispettori del Ministero dell’Istruzione e del Merito, dopo che il ministro Giuseppe Valditara ha parlato del caso.

L’attenzione degli ispettori si è focalizzata sugli episodi di bullismo, e sulle misure che la scuola avrebbe potuto e dovuto adottare per prevenire una tragedia di questa portata. Il dirigente scolastico ha dichiarato di non aver mai ricevuto alcuna segnalazione in proposito.

Le testimonianze dei compagni

Molti compagni, però, ne erano a conoscenza. “È vero, lo prendevano in giro di continuo in classe e in palestra durante l’ora di ginnastica, gli facevano i versi. Lui stava sempre in silenzio. Negli ultimi giorni proprio non parlava più”, questo quanto raccontato da almeno uno degli studenti ascoltati in caserma poche ore dopo il tragico ritrovamento del cadavere.

Per ora non sono stati iscritti nomi nel registro degli indagati, ma la situazione potrebbe cambiare a giorni. I carabinieri avrebbero già ascoltato almeno uno dei tre presunti “soliti” bulli, un ragazzo pluriripetente d’origine straniera di cui tutti nella scuola avrebbero timore per i suoi modi da spaccone.

I genitori del 15enne ne hanno fornito una precisa descrizione. Il figlio si era confidato con loro pochi giorni fa e nell’esprimere il suo disagio aveva fatto anche i nomi di chi lo tormentava ogni mattina, al punto da costringerlo a mettersi gli auricolari nelle orecchie per non sentirli.

L’aggressione ad un amico del 15enne

Ma per ricondurre le responsabilità della tragedia alla raffica di insulti che il 15enne avrebbe subito a scuola e soprusi anche fisici (si parla di sputi ogni volta che lo vedevano passare, ma anche botte nelle parti intime) servono riscontri certi. Che, per ora, gli inquirenti non hanno.

Nella scuola la tensione si tocca con mano, anche per l’aggressione che un amico del 15enne ha subito lunedì da parte di uno dei bulli, che è entrato nella sua classe sbattendo la porta. “Non devi fare il mio nome”, gli avrebbe urlato. E giù botte. I due ragazzi ieri non si sono presentati a scuola.