La FLC CGIL è scesa oggi in piazza per un sciopero generale che coinvolge lavoratori di scuole, università e istituti di ricerca in tutta Italia. Alessandro Rapezzi, segretario nazionale della FLC CGIL, ha spiegato ai microfoni della Tecnica della Scuola le ragioni di questa mobilitazione, evidenziando la necessità di interventi significativi nella legge di bilancio per supportare il settore dell’istruzione e tutelare i diritti dei lavoratori.
“Chiediamo risorse vere per i contratti, un aumento del 5,78% è insufficiente,” ha dichiarato Rapezzi. “Con un’inflazione che negli ultimi tre anni è arrivata a toccare quasi il 18%, questo aumento è una presa in giro.” L’inflazione, combinata con anni di politiche di austerità, ha eroso il potere d’acquisto degli insegnanti e degli altri operatori del settore educativo, lasciandoli con stipendi insufficienti rispetto al costo della vita crescente.
Uno dei punti chiave della protesta riguarda il precariato. Attualmente, oltre 250.000 docenti e operatori lavorano con contratti temporanei nelle scuole italiane, una situazione che Razzi definisce “intollerabile”. La legge di bilancio prevede inoltre un taglio del 5% nei vari ministeri, che potrebbe bloccare il turnover nel settore universitario e della ricerca, e ridurre di quasi 8.000 posti l’organico scolastico.
“Questi tagli non sono investimenti, ma penalizzazioni ulteriori che colpiscono il cuore stesso del sistema educativo. Se il governo vuole puntare sull’istruzione come dice, deve dimostrarlo con i fatti,” ha proseguito Rapezzi. La FLC CGIL ha annunciato che continuerà a mobilitarsi per difendere il settore, con l’obiettivo di organizzare uno sciopero generale insieme alla UIL.
Agli scettici che giudicano tardiva la protesta, Rapezzi risponde deciso: “La legge di bilancio non è ancora arrivata in Parlamento, quindi siamo perfettamente in tempo.” Sottolinea anche che il governo deve ascoltare la voce dei lavoratori e delle comunità coinvolte, invece di considerare le proteste come un attacco strumentale. “Pensiamo che ciò che si vede oggi nelle piazze rappresenti una realtà che il governo non può ignorare.”
Nonostante il governo Meloni abbia più volte dichiarato la scuola come una priorità, il segretario ribadisce che aumenti salariali di appena 35 euro netti in busta paga non possono considerarsi soddisfacenti: “Se il Ministro Valditara crede che questo sia adeguato, venga a dirlo in piazza davanti ai lavoratori qualificati che ogni giorno portano avanti un settore strategico per il Paese.”