Home Estero La crisi del sistema scolastico britannico: carenze, fondi insufficienti e futuro incerto

La crisi del sistema scolastico britannico: carenze, fondi insufficienti e futuro incerto

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I britannici si confrontano da circa un decennio con una crisi perpetua del sistema scolastico pubblico e privato, spesso determinata dagli effettivi fondi a disposizione e dall’aumento sensibile dei costi di gestione. Come ha dimostrato il PIRLS condotto a livello europeo circa il rendimento di specifiche fasce di studenti nelle discipline di base, gli anglosassoni hanno serie carenze in termini di apprendimento delle lingue straniere ed in calcolo logico-matematico; restano tuttavia tra i migliori del continente per lettura, scrittura e comprensione del testo. Lo scandalo RAAC è ancora vivo nella mente di quelle famiglie i cui giovani si recano quotidianamente in strutture al limite dell’agibilità per via del materiale crivellato che potrebbe indurre al crollo le strutture portanti degli edifici. Per tale ragione il Ministero dell’Istruzione aveva disposto un budget attorno ai 5 miliardi di sterline, anche per l’ammodernamento degli edifici per gli studenti SEND, con disturbi specifici (allestimento di laboratori mirati, rimozione di barriere architettoniche). Ma solo il 30 % dei fondi annunciati risulta effettivamente disponibile.

La questione dei bisogni educativi speciali

Daniel Kebede, segretario generale della National Education Union (NEU), che ha guidato gli scioperi degli insegnanti negli ultimi anni, ha affermato che gli annunci di nuovi finanziamenti sono “insufficienti” e che il governo deve “muoversi molto più velocemente”. L’aumento di solo 2,3 miliardi di sterline del budget delle scuole principali – un aumento in termini reali dell’1,8%, secondo l’Education Policy Institute (EPI) – include 1 miliardo di sterline per gli studenti con bisogni educativi speciali. Gli 1,3 miliardi di sterline rimasti per le scuole tradizionali metterebbero i presidi in una “posizione molto difficile”, ha affermato Kebede, date le difficoltà che hanno nel reclutare gli insegnanti e nel mantenerli al lavoro. Altri concepiscono il Bilancio come una sorta di inizio costante – magari una corsa – e sperano che il ritmo aumenti in seguito. Julia Harnden dell’Association of School and College Leaders (ASCL) ha affermato che i 300 milioni di sterline annunciati per l’istruzione superiore “non corrispondono all’ambizione del governo di concentrarsi maggiormente sulle competenze” e che i 6,7 miliardi di sterline per gli edifici scolastici e universitari – inclusa la rimozione calcestruzzo pericoloso e la trasformazione delle aule vuote in asili nido – “non copre il deficit già esistente”.

Una corsa “lenta”

“Sebbene ci siano molti aspetti nel bilancio [di mercoledì] su cui essere positivi, c’è moltissimo altro da fare e gran parte di ciò che abbiamo sentito rappresenta impegni di spesa relativamente piccoli che non corrispondono al livello di investimento richiesto dal sistema educativo”, ha detto. Anche le università, le cui principali richieste di aiuto finanziario non sono state soddisfatte nel bilancio di questa settimana, affermano di voler lavorare con i ministri su un nuovo progetto per l’istruzione superiore.  Dicono che le decisioni devono essere prese presto, incluso l’aumento delle tasse universitarie in Inghilterra in linea con l’inflazione. I ministri sono a metà strada verso un’estensione delle ore gratuite di assistenza all’infanzia – una riforma introdotta dai conservatori che rimarrà sotto attento esame, soprattutto perché gli 1,8 miliardi di sterline annunciati dalla cancelliera lo scorso fine settimana sono stati in realtà solo promessi dal predecessore, Jeremy Hunt. Mentre il governo intraprende la sua maratona, ogni decisione dovrà essere presa alla luce del calo del numero degli alunni nei prossimi anni e del fatto che circa 35.000 nuovi studenti potrebbero entrare nel settore statale a causa dell’aggiunta dell’IVA alle scuole private. Anche in Italia, a seguito del taglio di 8.000 membri del personale ATA, persistono frizioni e scioperi sembrano sempre più frequenti, causa mancati investimenti.