La notte tra sabato 10 e domenica 11 novembre 2023 moriva Giulia Cecchettin, uccisa da 75 fendenti inferti dall’ex fidanzato Filippo Turetta, arrestato in Germania dopo giorni di latitanza. È passato un anno, ma rimangono alte l’indignazione e la rabbia per l’orrenda morte della giovane, una brava ragazza portatrice di valori e buoni sentimenti.
Quei femminicidi che non si fermano
Il suo caso è diventato uno dei simboli dell’assurda e gratuita violenza contro le donne: 12 mesi di sdegno, anche nelle scuole, dove insegnanti e studenti si sono interrogati sul perché di tanto orrore verso il genere femminile.
Perché si continuano a contare quasi dieci femminicidi al mese, oltre 100 donne portate via ogni anno dalla furia di uomini che quasi sempre non accettano l’idea della separazione: un meccanismo mentale, certamente patologico, che ha origine nel concetto distorto della donna-oggetto che non può mai e poi mai affrancarsi dal suo “padrone”.
Il papà ne parla a scuola
A parlarne nelle scuole, negli atenei, in tv, in quest’ultimo anno è stato anche Gino Cecchettin, il papà della ragazza, che dopo il libro dedicatole, “Cara Giulia“, ha creato la ‘Fondazione per Giulia’ presentandola ai giovani: l’iniziativa, ricorda l’Ansa, “inizia in questi giorni la propria attività per formare le giovani generazioni contro la violenza di genere”.
Lunedì prossimo, 11 novembre, anche l’Università di Padova ricorderà Giulia con un minuto di silenzio, all’inizio di ogni lezione, la sua studentessa di ingegneria biomedica, alla quale lo scorso febbraio ha anche conferito la laurea postuma.
“Ero fiducioso che avresti fatto grandi cose nella tua vita, ma non mi rendevo conto di che gigante tu fossi – disse pubblicamente Giulio Cecchettin nell’occasione – : sarò il possibile perché il tuo nome e il tuo esempio di vita spingano le persone a riflettere sull’importanza dell’empatia e della solidarietà, che hai incarnato in modo esemplare. Inutile dire che non c’è giorno in cui non sentiamo la tua mancanza“.
“Mi manchi, ci manchi più dell’ossigeno. Grazie per aver condiviso con noi il tuo calore e la tua umanità. Sarai sempre nel cuore di chi ti ha amato e conosciuto, sarai sempre nel nostro cuore”, ha detto ancora il papà di Giulia.
Il processo verso la prima conclusione
Si avvia, nel frattempo, la conclusione il processo per omicidio premeditato a carico di Filippo Turetta: il 3 dicembre prossimo – dopo essersi presentato una sola volta in udienza – conoscerà la sentenza della Corte d’Assise di Venezia.
Qualora i giudici dovessero dare credito alla ricostruzione dell’accusa, quindi alla ipotesi di un piano premeditato dell’imputato, per l’assassinio dell’ex fidanzata potrebbe arrivare il massimo della condanna: l’ergastolo.