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Sì all’occupazione, ma gli studenti paghino i danni alla scuola. Le riflessioni di un ex docente

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Un’assemblea carica di emozione e riflessione si è tenuta nei giorni scorsi all’Istituto Pertini di Genova, con una partecipazione senza precedenti di studenti. Protagonisti dell’incontro sono stati un magistrato coinvolto nelle indagini sul G8 del 2001 e una delle vittime di quella notte di violenze, che ha contribuito con una contro-inchiesta divenuta un simbolo della ricerca di verità.

L’assemblea si inserisce nel solco delle iniziative promosse dal dirigente scolastico del Pertini, impegnato da anni a sensibilizzare gli studenti su quanto avvenuto in quella scuola durante il G8. Tuttavia, l’evento ha acceso anche polemiche e riflessioni sul tema della responsabilità studentesca, soprattutto in relazione alle recenti occupazioni scolastiche.

Un ex docente del Pertini, in pensione dal settembre scorso, ha voluto esprimere, tramite le pagine di Repubblica, la sua opinione sull’occupazione organizzata dal Collettivo degli studenti. “Quando si consigliava di non occupare, ma di usare la scuola per incontri e attività, il Collettivo ha scelto diversamente, preferendo la gestione completa dell’edificio. È stata una decisione politica, ma anche un errore dettato dall’entusiasmo e dall’inesperienza”, ha affermato.

Le conseguenze non si sono fatte attendere: distributori di bibite danneggiati e saccheggiati, muri imbrattati, bagni distrutti, e un forte disagio per il personale scolastico, costretto a ripulire. Pare che anche individui estranei alla scuola si siano introdotti durante l’occupazione, contribuendo ai danni.

Nonostante la situazione fosse sfuggita di mano, il dirigente scolastico ha scelto un approccio costruttivo, affidando la gestione della scuola al Collettivo durante l’occupazione. Tuttavia, l’esperienza ha mostrato che la responsabilità e la capacità di organizzazione sono sfide cruciali per gli studenti.

“I beni danneggiati non possono essere risarciti con i fondi scolastici, già interamente dedicati alle attività didattiche. È un insegnamento che i ragazzi devono apprendere: le decisioni sbagliate portano con sé il peso delle responsabilità”, ha sottolineato l’ex docente.