Con un pressante invito all’ottimismo e all’unità “perché la scuola non ha colori né politici né ideologici e solo uniti si vince”, suor Anna Monia Alfieri, presidente Fidae Lombardia, ha concluso, giovedì 5 giugno, nel tardo pomeriggio, il Convengo organizzato appunto dalla Fidae presso Expo Training city nel corso dell’evento Chi Ben comincia. Insieme per la buona scuola. Tema dell’incontro: La parità scolastica in Italia. Non un sogno, ma un diritto.
Due i momenti dell’iniziativa: un intervento del prof. Pierpaolo Traini, docente all’Università Cattolica di Milano sul tema “Un sistema scolastico integrato”, seguito da un video sulle scuole pubbliche all’estero.
Nella seconda parte una tavola rotonda guidata dalla giornalista Annalisa Teggi: a dibattere l’assessore regionale alla Formazione e al Lavoro Valentina Aprea, la dott. Delia Campanelli, direttore generale dell’Ufficio Scolastico per la Lombardia), l’on. Elena Centemero (responsabile per la scuola e l’università di Forza Italia), l’on. Gianluigi Gigli (del gruppo Per l’Italia, presidente dall’assemblea generale del Movimento per la Vita Italiano), l’on. Simonetta Rubinato (Pd, membro della commissione bilancio della Camera), l’on. Luigi Morgano (Pd, deputato al parlamento europeo e segretario della Fism).
Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini che, in un primo tempo, aveva garantito la presenza all’iniziativa, impegnata nella discussione sul disegno di legge della Buona Scuola, non ha potuto partecipare ma non ha fatto mancare attraverso la dott.ssa Delia Campanelli (D.G. USRL) il suo saluto e apprezzamento per l’iniziativa.
Non è mancato il saluto iniziale del presidente di Expotraining Carlo Barberische ha sottolineato come la formazione dei giovani abbia anche un grande valore economico.
Il via al Convegno è stato dato da don Stefano Mascazzini, vicepresidente Fidae Lombardia. Ha citato la moglie del presidente americano Roosevelt: “Il futuro appartiene a chi vuole realizzare i propri sogni”. E la Fidae vuol realizzare quello del piena parità scolastica che, in realtà, “è un diritto”, in un Paese dove perdurano ancora incomprensibili pregiudizi.
La strada comunque dovrebbe essere aperta. Il prof. Traini ha illustrato infatti le motivazioni che devono portare all’autonomia in un sistema scolastico integrato che va consolidato, soprattutto dal punto di vista culturale. I perché sono tanti. Innanzitutto i sistemi formativi rispondono al diritto della persona di essere educata secondo la sua personale condizione culturale e sociale: è quanto riconosciuto dal Trattato di Lisbona. Il pluralismo educativo, che sta alla base del sistema europeo, garantisce inoltre la massima flessibilità, favorisce l’innovazione e l’aggiornamento dei curricoli, il confronto e l’emulazione fra le varie realtà scolastiche favorendo la qualità.
Ma c’è di più: l’educazione ha un forte valore sociale, riguarda la persona come membro di una società basata su valori comuni. Quindi ogni scuola che opera in un quadro di valori condivisi, svolge un servizio pubblico. Di fatto l’attore dell’offerta formativa è la Repubblica, cioè il popolo, non l’Ente pubblico. Insomma, lo Stato da gestore deve trasformarsi solo in regolatore.
Traini ha concluso chiamando alla collaborazione i vari soggetti, perché solo così il sistema scolastico integrato funziona: Stato e privati, docenti e genitori, i diversi livelli scolastici e la formazione professionale; ma non solo: è importante che la scuola si integri anche con le altre realtà sociali. Ha auspicato infine un potenziamento del sistema di valutazione.
La tavola rotonda ha rivelato, al di là di qualche diversa sottolineatura, la coincidenza di tante espressioni politiche, stimolate da Annalisa Teggi, verso la realizzazione della parità scolastica. La dott.ssa Delia Campanelli declinato i numeri delle paritarie in Lombardia (nello anno scolastico 2013-14, erano 2.605 con 11.200 classi e oltre 250.000 alunni) e ha sottolineato che l’autonomia di tutte le scuole (statali e paritarie) è riconosciuta a livello costituzionali e realizza uno dei livelli di sussidiarietà. E ha chiarito: “Il famoso “senza oneri per lo Stato” riguarda i finanziamenti all’istituzione scolastica, non al funzionamento della scuola stessa.”
Lo ha ribadito anche la Centemero che ha sottolineato come sia dura a morire, anche nelle aule parlamentari, la convinzione che “pubblico” significhi “statale”.
Insomma, un problema culturale esiste ancora, “ma noi tutti, qui presenti – ha detto – lavoriamo per un sistema in cui le scuole statali e paritarie abbiano la stessa dignità, nonostante tanti pregiudizi come quello che se si danno soldi alle paritarie, li si tolgono alle statali. Se introduciamo il costo standard per alunno a finanziamento delle scuole – ha continuato – allora si vedrà che le paritarie non portano via soldi alle statali, ma che è esattamente il contrario.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’onorevole Rubinato che ha raccontato le esperienze delle scuole cattoliche del Veneto, nate all’inizio del secolo per l’istruzione del popolo. Da parte sua ha paventato il rischio della statalizzazione totale della scuola. Le paritarie negli anni Settanta erano il 27% del totale, oggi siamo al 14%. E domani?
L’assessore Aprea, snocciolando numeri e progetti, ha illustrato come la Regione Lombardia sostiene la scuola paritaria e realizza quella professionale. Potrebbe diventare un modello per tutte le Regioni. “Da noi in Lombardia, tutto quanto viene riconosciuto alle scuole statali viene riconosciuto anche alle paritarie”. Sulla Legge della Buona Scuola ha espresso quale perplessità: “È stata fortemente indebolita nel passaggio tra Camera e Senato – ha spiegato – con una mediazione al ribasso, viste le forte opposizioni interne alla maggioranza.” E ha citato il rischio che le detrazioni vengano di nuovo cancellate per gli alunni dei Licei.
Il dott. Gigli, medico di professione, firmatario di una lettera aperta a Renzi sul tema scuola, ritiene che, tutto sommato, il testo de La Buona Scuola sia positivo perché il grimaldello dell’autonomia e della detrazione farà saltare il vecchio sistema. “Facciamo leva su questo – ha aggiunto – e proponiamo un modello, come quello della sanità che ha già superato lo statalismo ed è in grado di offrire servizi diversificati, dove è l’utente a fare la scelta. Nella sanità vige davvero libertà di scelta. Ed è affermato anche il principio per il quale l’ente pubblico dà l’accreditamento e valuta la qualità delle varie strutture. Anche nella scuola è già stato individuato il costo standard che deve potrebbe essere dato in capo a ogni alunno per spenderlo dove vuole.” È questo lo scenario del futuro? La realizzazione del sogno? Ce lo auguriamo! Anche perché se la scuola verrà totalmente statalizzata non ci sarà più la garanzia della qualità.
E s’è agganciato qui l’intervento conclusivo di Morgano: “La scuola rischia di diventare tutta statale e allora solo i ricchi potranno fare scelte diverse. Distruggeremo, insomma la scuola popolare”.
A tutti il grazie conclusivo di suor Monia Alfieri presidente Fidae Lombardia “per aver avuto il coraggio di sfidare l’unità”. “La scuola non ha colori politici o ideologici, la scuola è di tutti. E l’identità di qualsiasi realtà vale in quanto sa fare unità con gli altri. La pagina più bella della politica di questi tempi – ha aggiunto – è la lettera dei 44 parlamentari per la parità scolastica, firmata da politici di destra e di sinistra.
Non diamoci colpe gli uni gli altri, ha concluso. È dai tempi della Costituzione che non abbiamo realizzato la libertà di scelta educativa in un pluralismo educativo, mettiamoci allora insieme per realizzarla. Oggi più che mai dobbiamo affrontare il tema Buona Scuola pubblica per tutti avendo a cuore l’unità d’azione con cittadini responsabili, capaci di incalzare una politica responsabile”. E l’ottimismo coraggioso di suor Monia promette la realizzazione del sogno!