Invece di investire sulla scuola, questo Governo pensa a tagliare sul personale e non solo: lo ha detto Maurizio Landini, segretario generale Cgil, a margine di un presidio organizzato in piazza Capranica a Roma su “Libertà di esprimersi, manifestare, pensare e criticare”: ai microfoni della Tecnica della Scuola, il leader sindacale ha spiegato anche i motivi dello sciopero generale del 29 novembre.
Landini, le politiche sulla scuola non vi piacciono: anche per questo avete proclamato lo sciopero il prossimo 29 di novembre?
Siamo contrariati perché questo governo ha scelto di tagliare la spesa sociale. Che significa tagliare la spesa per la scuola e per gli insegnanti, che vuol dire tagliare la spesa per la sanità, che vuol dire tagliare la spesa per i servizi sociali, che vuol dire bloccare le pensioni, che vuol dire non rinnovare i contratti, non aumentare i salari, che vuol dire non fare diventare stabili quelli che sono precari e ha scelto, al contrario, di non agire sulle entrate, di non andare a prendere i soldi dove sono, di non fare la riforma fiscale, di non combattere l’evasione fiscale, di non investire in realtà sulla qualità del lavoro e sulla qualità della vita. E per questa ragione noi pensiamo che sia necessario mobilitarsi, per cambiare politiche che stanno portando il nostro Paese a sbattere e che stanno peggiorando le condizioni di vita e di lavoro delle persone.
Cosa chiedete in particolare per la scuola e per gli insegnanti?
Chiediamo innanzitutto che ci siano le risorse per rinnovare i contratti nazionali, per poter aumentare davvero il salario e difendere il loro potere d’acquisto. Chiediamo che ci sia una politica che vada verso una stabilizzazione, perché il livello di precarietà che oggi è nella scuola credo che sia sotto gli occhi di tutti, è folle. E chiediamo, da questo punto di vista, quindi, che venga valorizzato fino in fondo il ruolo decisivo che hanno gli insegnanti per la crescita culturale e per la crescita anche civile dei cittadini e delle persone nel nostro Paese.
Siete scesi in piazza Capranica a Roma anche per difendere la libertà d’espressione: qui vicino a noi c’è Christian Raimo, cosa intendete quando parlate di stretta eccessiva riguardo la libertà d’espressione?
La sanzione disciplinare che è stata data al professor Christian Raimo parla da sola: non è stato sanzionato per come insegna, per la sua competenza dentro alla scuola. È stato sanzionato perché in un luogo pubblico e in un’iniziativa pubblica ha espresso un proprio parere sulle politiche che sta facendo il governo e che sta facendo il ministro Valditara. Questa non è una sanzione disciplinare sul lavoro, ma è un’intimidazione, una messa in discussione del diritto delle persone di dire quello che pensano, diritto che è sancito dalla nostra Costituzione. E’ un segnale che ha un sapore politico, di chi vuole intimidire e di chi vuole minacciare le persone proprio mettendo in discussione questo diritto fondamentale. Se poi accanto a quello che sta succedendo al professor Raimo, noi valutiamo quello che il Governo vuole che il Parlamento discuta, cioè fare una legge che usando la parola sicurezza in realtà mette in discussione il diritto e la libertà delle persone di manifestare di scioperare di occupare le fabbriche per difenderle se necessario, è chiaro che siamo di fronte a una stretta autoritaria pericolosa. Per questa ragione è necessario aderire allo sciopero del 29 novembre e allo stesso tempo è necessario praticare la democrazia, perché quando la democrazia è messa in pericolo, credo che il modo migliore sia quella di difenderla praticandola e soprattutto di mettersi tutti assieme per respingere questo attacco ai diritti e alla libertà.